Napoli, i tre segnali che Spalletti porta a casa dall’Allianz Arena

Il Napoli sabato ha sbancato l’Allianz Arena, battendo 3-0 il Bayern Monaco con la doppietta di Osimhen e il gol di Machach. Ciò che conta di più, però, è nei segnali che Spalletti porta a casa da Monaco di Baviera.

La vittoria è arrivata nella ripresa, dopo che Nagelsmann ha stravolto la squadra all’intervallo. Paradossalmente ciò che conta di più è la prestazione compiuta nel primo tempo, quando il Napoli ha retto facendo bella figura contro il Bayern di Upamecano, Sanè, Goretka, Gnabry e Lewandowski.

Dall’Allianz Arena a Castel Volturno Spalletti ha portato a casa e messo in archivio tre segnali importanti: il vento d’Africa emanato dall’asse Koulibaly-Osimhen, il recupero di Malcuit e Lobotka e la maturità nell’interpretazione dei momenti della partita.

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Osimhen corre verso la porta
Victor Osimhen (Getty Images)

Il vento d’Africa dell’asse Osimhen-Koulibaly

A gennaio per il Napoli ci sarà un problema: la Coppa d’Africa che toglierà a Spalletti il suo asse principale. All’Allianz Arena il Bayern Monaco è stato abbattuto dal vento d’Africa che sprigiona l’asse Koulibaly-Osimhen.

Kalidou sembra al massimo della concentrazione come non accadeva da anni, comanda la linea difensiva, guida i compagni con i movimenti, l’atteggiamento da leader e le indicazioni ai compagni.

In attesa di Insigne, Koulibaly indossa anche la fascia di capitano. Segnali completamente opposti al ruolo di giocatore in bilico sul mercato, come si raccontava dopo la conferenza stampa del presidente De Laurentiis del 30 giugno scorso.

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Koulibaly trasferisce solidità dietro, Osimhen è il punto di riferimento assoluto davanti. Victor deve ancora migliorare nel lavoro spalle alla porta ma costringe gli avversari a stare sempre in ansia, riuscendo a trasformare ogni pallone in opportunità.

Con una stagione senza disavventure, Osimhen potrebbe diventare il trascinatore del Napoli che deve ancora accogliere i campioni d’Europa e recuperare Mertens e Lozano, oltre a dover gestire la tegola Demme.

Malcuit a contrasto
Kevin Malcuit (Getty Images)

Il recupero di Malcuit e Lobotka, la prima missione di Spalletti

“Il mio compito è conquistare risultati e creare valore”, ha ricordato Max Allegri al ritorno alla Juventus. Spalletti ha già rigenerato due giocatori, ovviamente alla missione bisogna dare continuità. Il precampionato fa pensare ad un primo passo importante nella capacità di dare valore a ciò che si ha a disposizione.

Malcuit a Monaco di Baviera ha fatto buona guardia in fase difensiva e si è proposto anche a livello offensivo con il cross per la girata di Elmas.

Le scorie per il grave infortunio di ottobre 2019 sembrano definitivamente superate, Malcuit sta crescendo anche in consapevolezza dopo una stagione in cui, tra Napoli e Fiorentina, ha collezionato solo 236 minuti.

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Lobotka nella scorsa stagione ha portato a casa 527 minuti, in certe gare è sembrato un giocatore sopraffatto dalle difficoltà, che si era lasciato andare alle avversità.

I problemi alle tonsille, per cui si è operato, hanno inciso sulla forma fisica e anche l’Europeo sembra confermare il grigiore che ormai lo attanagliava.

Quest’estate il centrocampista slovacco sembra essere un altro calciatore, rigenerato, capace di fungere da play, di scegliere quando condurre il pallone con disinvoltura e, invece, nei momenti in cui giocare ad uno, massimo due tocchi.

Nelle scalate in fase difensiva ancora non tutto funziona perfettamente, per una squadra che vuole coprire il campo quanto più possibile in avanti è fondamentale ma il lavoro può colmare i limiti.

Koulibaly contrasta Gnabry
Koulibaly contrasta Gnabry (Getty Images)

Spalletti sta incidendo soprattutto sulla testa

Il Napoli nella scorsa stagione ha palesato dei limiti soprattutto sotto l’aspetto mentale. Basta ricordare la sconfitta contro lo Spezia, il crollo di Verona o i punti persi nei minuti finali contro il Sassuolo e il Cagliari.

Spalletti sta lavorando sotto quest’aspetto, cercando due parole-chiave: entusiasmo e maturità. Negli spogliatoi gli ricorda quanto era bello il Napoli di Sarri oppure la cavalcata dello scorso anno fino al maledetto Napoli-Verona, di cui non vuole più sentir parlare.

È soltanto un’amichevole ma nel primo tempo all’Allianz Arena si è visto un Napoli pensante, capace di saper indossare più abiti. Gli azzurri hanno saputo compattarsi e difendere con ordine, ricercare la palla diretta verso Osimhen o accettare i rischi del palleggio sotto pressione.

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La testa va di pari passo con le certezze tattiche e Spalletti sta costruendo un background ampio, vuole un gruppo duttile, capace di esprimere vari sistemi di gioco.

A Monaco ha alternato il 4-3-3 che diventava 4-1-4-1 in fase di non possesso o il 4-2-3-1 che diventava 4-4-1-1 quando il Bayern aveva il pallone, con Ounas alle spalle di Osimhen a scompaginare gli equilibri.

Il lavoro c’è, ora serve il supporto del mercato per rilanciare il Napoli. Occorrono almeno un terzino sinistro e un centrocampista centrale di struttura fisica, più rapido di passo rispetto a Bakayoko. Spalletti aspetta ma costruisce sul campo le certezze.