Vlahovic, la Serbia e il saluto con tre dita: cosa c’è dietro la minaccia dei tifosi del PSG?

Lo striscione contro Vlahovic apparso ieri a Parigi fa un chiari riferimento alle “tre dita”. Cosa significa e perché è tanto controverso.

“Se vieni al PSG ti tagliamo tre dita”. Questo il testo dello striscione apparso fuori lo stadio del PSG nella serata di ieri. Un messaggio indirizzato a Dusan Vlahovic che nei giorni scorsi è stato sempre più al centro di voci di mercato. Ma mentre la Juventus e il PSG cercano di trovare l’accordo, la base sulla quale trattare è 70 milioni, una parte dei tifosi parigini ha già fatto capire che l’attaccante serbo non è gradito.

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Vlahovic al centro di una polemica con i tifosi del PSG (LaPresse) SerieANews.com

Si, ma cosa c’entrano le dita di Vlahovic? Diciamo che alla parte di tifosi del PSG che ha esposto quello striscione non sono andate giù alcune presunte posizioni che Vlahovic avrebbe esternato durante l’ultimo periodo. In particolare quelle riguardanti il concetto di Grande Serbia e l’indipendenza del Kosovo. Nel 2022, a qualificazione ottenuta con la sua nazionale, Vlahovic giustamente si trovava nel pieno dei festeggiamenti.

A far scattare a polemica fu però la maglietta celebrativa che indossava il calciatore serbo, una maglia raffigurante il Kosovo ancora come parte della Serbia. Vlahovic, con quella maglia addosso inoltre mimava il saluto con tre dita, un gesto molto popolare in Serbia, nato con valenza prettamente religiose, ma che con il tempo ha assunto anche connotati politici.

Vlahovic, una maglia e un saluto al centro dello scandalo

La situazione del Kosovo resta, a più di due decenni dalla guerra che sconvolse la regione, estremamente complicata. Il paese balcanico è riconosciuto come indipendente solo da 101 stati su 193. Grandi potenze come Russia, Cina e India ritengono il Kosovo parte integrante della Serbia, così come anche paesi europei come la Spagna non hanno riconosciuto l’indipendenza di Pristina. Una questione che, partendo dal mosaico etnico-religioso dei Balcani, diventa anche una questione che travalica il locale e diventa, nel mondo sempre più connesso, globale. E sulla quale alla fine anche in Francia, giustamente, si prende posizione.

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In Serbia la questione kosovara è molto sentita (LaPresse) SerieANews.com

La colpa di Vlahovic sarebbe quindi, agli occhi di chi ha esposto lo striscione, di negare l’autodeterminazione del popolo kosovaro, inserendo oltretutto, con il gesto delle tre dita, il tutto in un contesto religioso-politico che evoca ferite ancora aperte, soprattutto per un’Europa che proprio in questi mesi sta rivivendo l’incubo della guerra dietro l’angolo di casa. Da un lato i serbi, dall’altro i kosovari, tra i quali anche coloro che, in maniera speculare all’idea di Grande Serbia, mettono sul tavolo l’idea di Grande Albania, uno stato su base etnico-religiosa che comprende Albania, Kosovo e addirittura parti dell’Epiro.

Vlahovic, molto probabilmente senza nemmeno sapere cosa stesse facendo, ha così dato adito a chi sostiene che sta buttando benzina sul fuoco. Tra l’altro non dimentichiamoci che proprio il calcio, attenuatosi fortunatamente i rumori dei cannoni, è stato negli ultimi anni uno dei principali campi sui quali la rivalità tra i serbo-ortodossi e i kosovaro-albanesi-musulmani si è trasferita. Ricordate vero l’episodio del drone e della bandiera della Grande Albania con tanto di maxi rissa in Serbia-Albania di qualche anno fa?

Tra politica e religione: “Non c’è croce senza tre dita!”

Ma, detto in soldoni, cosa rappresenta il saluto con tre dita? C’è da dire che nasce con motivazioni essenzialmente religiose, per simboleggiare la trinità. Un popolare detto serbo recita: “Non c’è croce senza tre dita!”. Nel contesto balcanico però la religione spesso coincide con l’etnia e l’etnia con la politica. L’ortodossia è infatti uno dei maggiori fattori identitari serbi, in contrapposizione con la cattolica Croazia o le musulmane Bosnia e Albania. Capite quindi che il passo dalla religione alla politica è breve, e così un simbolo che in origine rappresentava la trinità è diventato un simbolo che rappresenta l’identità serbo-ortodossa.

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Nel 2014 proprio un’immagine su di una bandiera diede il via alla rissa in campo tra serbi e albanesi (ANSA) SerieANews.com

Nel tumulto di inizio anni ’90 che fece da preludio alla grande tragedia della dissoluzione della Jugoslavia restano impresse le immagini dei calciatori della Stella Rossa che festeggiano con questo saluto l’incredibile Coppa Campioni appena conquistata. Chi fu l’unico a non farlo? Il croato Robert Prosinecki. Da allora quel gesto, quando fatto nell’ambito sportivo, ha sempre portato a polemiche e divisioni.

L’ultima, in ordine di tempo, riguarda il portiere canadese, ma originario della parte serba della Croazia, Milan Brojan. Ai mondiali la sua nazionale si trovò ad affrontare proprio la Croazia. Dagli spalti croati il coro “Bojan è un Utascia” in riferimento al regime filo-nazista che durante la Seconda Guerra Mondiale, fece pulizia etnica nei confronti dei serbi. La risposta stizzita del portiere furono proprio le tre dita. Ultimo, fino ad ora, perché a quanto pare, se Vlahovic dovesse trovare l’accordo con il PSG, si preannuncia la scrittura di un nuovo, purtroppo siamo certi non ultimo capitolo, di questa complicata vicenda, residuo di una delle maggiori tragedie del ‘900.