Il fondo PIF, il Chelsea di Boehly e il Mondiale 2030. Cosa c’è dietro le spese pazze dei sauditi?

Le principali squadre del campionato saudita non badano a spese: Ronaldo, Benzema, Kante. Qual è l’obiettivo degli sceicchi?

Per capire il perché l’Arabia Saudita d’improvviso è diventata così attiva sul mercato dobbiamo segnarci una data: 5 giugno 2023. E’ in quel giorno che il Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, rileva il 75% delle quote delle quattro maggiori squadre del paese: l’Al-Ittihād, l’Al-Nassr, l’Al-Hilal e l’Al-Ahli.

Benzema Arabia Saudita
Per il campionato saudita l’arrivo di Benzema è stato senza dubbio il colpo di mercato (LaPresse) SerieANews.com

Da quel momento il campionato saudita, che pochi mesi prima aveva accolto in modo faraonico Cristiano Ronaldo, ha visto l’arrivo di calciatori del calibro di Benzema e Kante. E a breve dovrebbero seguirli anche Aubameyang, Ziyech, Mendy e Koulibaly. Calciatori certo non giovanissimi, ma che potrebbero dare ancora molto in Europa e che invece sembrano stregati dai molti, moltissimi, milioni che i sauditi mettono sul piatto per ingaggiarli.

Ricordate qualche anno fa la Cina. A molti sembra che il campionato saudita voglia ripercorrere la falsa riga del campionato cinese. Premessa doverosa da fare: il campionato saudita non è un campionato di basso livello all’interno del contesto asiatico e storicamente è stato bacino di una nazionale capace di qualificarsi con regolarità ai mondiali e vincere tre volte il trofeo continentale. Ma da qui a diventare un top campionato mondiale ce ne passa e molti hanno già preventivato che, come accaduto con la Cina, o anche con il primo tentativo degli Stati Uniti di competere con il calcio europeo, questa frenesia a spendere petrodollari si rivelerà una bolla destinata a scoppiare presto. E per presto si intende prima del 2030.

Il 2030 è la data per capire le mosse dell’Arabia Saudita

Il PIF non è affatto recente, ma nasce nel 1971 per volontà dell’allora Re Faysal. Per anni però il PIF si è occupato principalmente di investimenti interni, tenendo un profilo decisamente basso e in linea con un quadro politico improntato alla prudenza. Qualche anno fa però il governo saudita ha varato il Saudi Vision 2030, un importante piano strategico che mira a ridurre la dipendenza dell’economia saudita dall’esportazione di petrolio.

Cristiano Ronaldo Arabia Saudita
Dopo cristiano Ronaldo è il turno di altri top player (LaPresse) SerieANews.com

Per farlo l’Arabia Saudita ha puntato essenzialmente su due azioni: da un lato sviluppare il settore terziario e dall’alto dare un’immagine più positiva del paese all’estero. E cosa c’è di meglio del calcio? Dal 2010 ad oggi il calcio è stato uno straordinario fattore di ‘soft power’ politico, oltre che un modo attraverso il quale le economie emergenti si mettevano in mostra agli occhi del mondi. Sudafrica 2010, Brasile 2014 e Russia 2018 sono mondiali organizzati da tre paesi facente parte dei BRICS, l’organizzazione che riunisce le maggiori economie emergenti. Organizzazione che da qualche tempo ‘flirta’ anche con l’Arabia Saudita.

D’altronde il Mondiale del 2022 per il Qatar, rivale dell’Arabia Saudita nella regione, si è comunque rivelato positivo e in ballo adesso c’è l’assegnazione del Mondiale del… 2030. Un’occasione estremamente ghiotta per i sauditi che potrebbero rendere la rassegna iridata volano principale per il Saudi Vision 2030. Nel farlo hanno però imparato dagli errori del Qatar. Se i qatarioti infatti si erano limitati a immettere denaro nel calcio europeo, i sauditi lavorano sul doppio binario: da un lato comprano club in Europa, vedi il Newcastle, dall’altro però alzano il livello del loro movimento calcistico portando campioni in patria.

Perché proprio il Chelsea?

A questo punto però sorge una domanda: se i sauditi sono intenzionati a spendere per portare nel loro campionato i migliori calciatori europei, perché questa particolare predilezione per i calciatori del Chelsea? A qualcuno verrebbe da dire che ci sono legami molto stretti tra il nuovo proprietario dei Blues, lo statunitense Todd Boehly e i sauditi. Nulla di ufficiale, ma i sospetti aleggiano già dal 2022, quando il Daily Mail segnalò come il fondo PIF aveva miliardi di sterline presso Clearlake Capital, il fondo che ha sostenuto Todd Boehly nell’acquisto del Chelsea.

Todd Boehly
Molti sono rimasti insospettiti dall’asse di mercato Chelsea-Arabia Saudita (LaPresse) SerieANews.com

Nonostante le parti abbiano negato, i sospetti non sono mai del tutto svaniti. Anche la CBS, con il giornalista Ben Jacob ha parlato di ottimi rapporti tra PIF e Clearlake. Ipotesi che, alla luce dei movimenti di mercato di questi giorni, prende sempre più valore. Nel frattempo l’Arabia Saudita continua a fare shopping sul mercato, punta al Mondiale 2030 ed anche ad Expo dello stesso anno. Sarà una bolla destinata a scoppiare? Non resta che attendere, in fondo sette anni non sono più così tanti.