“Gioco Pubblico, serve uno stop fiscale: a rischio 1500 imprese”

Tra i settori più colpiti dalla pandemia ci sono i locali di gioco, che hanno subito una brusca frenata nell’anno 2020 e che sta mantenendo lo stesso andamento in questa prima parte dell’anno, determinando una mancanza di liquidità da parte delle imprese che, tra l’altro, non possono contare in maniera agile neppure sulle linee creditizie di molti istituti bancari.

Per queste ragioni, nella proposta emendativa viene riportata l’esigenza di includere il settore retail nella previsione normativa come da art 9 decreto legge 8 aprile 2020, n. 23, in materia di misure urgenti per garantire la continuità delle imprese colpite da Covid-19.

Ezio Stellato, dottore commercialista, rappresentante interessi Camera dei Deputati, cultore di diritto tributario, che ormai da un anno sta cercando di sensibilizzare il Governo su una soluzione drastica e concreta, spinge verso un’unica strada percorribile: uno stop fiscale. «Ci sono aziende che si trovano prepotenti scadenze fiscali non più sospese dal decreto Sostegni. L’attuale emergenza sanitaria ha determinato la mancanza di liquidità per le aziende del gioco legale, che garantiscono un gettito erariale pari a circa 7 miliardi di euro (Dati libro Blu Adm 2019) e occupano circa 150.000 dipendenti. La chiusura delle attività del settore, disposta ulteriormente nel Dpcm del 13 ottobre 2020, sta determinando forti criticità per la sopravvivenza delle aziende, altresì colpite da limiti di orari, distanziometri, leggi regionali, riduzione del parco macchine. In caso di prolungamento della chiusura, si stima un aumento della perdita di ricavi netti dalle attività di gioco con ulteriori pesanti conseguenze sotto il profilo occupazionale. La perdita di fatturato annuo del comparto retail è stimata nella misura del 60-70%. Una situazione maggiormente avversa per quelle aziende che non hanno avuto la capacità di sopportare l’ammortamento di piani di rateazioni precedenti oggetto di concordati ex art182 bis e ter omologati dai Tribunali in base a piani industriali asseverati con fatturati a regime. Sarebbe, dunque, urgente approvare l’emendamento presentato dalla Senatrice Daniela Sbrollini».

Stellato muove il suo ragionamento tra analisi e soluzioni. Ad oggi, pensando alle emergenza pandemica, occorre sospendere con effetto immediato le rate di concordati e transazioni fiscali in essere già omologati, specialmente delle partite iva con codice ATECO provvisoriamente sospeso per impossibilità di apertura disposta da DPCM. Altra conseguenza della sospensione delle suddette attività, in regime di transazione fiscale o concordato omologato, è la necessita di prorogare le previsioni assunte nei piani attestati di risanamento oggetto di apposita asseverazione professionale e sottoposta ad omologa del tribunale. Non è pensabile che gli effetti pandemici non debbano e non possano essere oggetto di una riqualificazione dei piani nel tempo».