Mondiali, l’ora della verità nel Gruppo C: ganar o morir

Polonia-Argentina e Arabia Saudita-Messico: si conclude oggi uno dei gironi di Qatar 2022 più difficili e dalle prospettive inattese.

Se la verità prende appuntamento col destino, insieme ne hanno fissato uno in Qatar per questa sera. Il Gruppo C, com’era pronosticabile già ai nastri di partenza, è stato tra i più lottati. Nessuna squadra ha avuto continuità di risultati ne è riuscita a imporsi in modo netto in favore/sfavore di un’altra.

Messi, Lozano, Lewandowski e Al-Dossari
L’analisi di Polonia-Argentina e Arabia Saudita-Messico (LaPresse)
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Polonia-Argentina e Arabia Saudita-Messico andranno di scena in contemporanea e ogni minuto che passa, ogni pallone che gira per il campo può cambiare continuamente la classifica e stravolgerla. Fino al 90′ non ci sarà modo di tirare un sospiro di sollievo né ragione di cacciare fuori una lacrima stipata. Perciò bisognerà mettere da parte l’emotività e scendere in campo a dimostrare il proprio valore.

Scaloni osserva la Nazionale argentina
Verso Polonia-Argentina e Arabia Saudita-Messico (LaPresse)
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Qatar 2022, l’ora della verità: come si attende Polonia-Argentina

Forse il Ct Scaloni non aveva dimensionato l’amore in proporzione alla pressione, fino al giorno in cui l’Argentina ha debuttato e poi perso ai Mondiali di Qatar 2022 contro l’Arabia Saudita. Fino alla rete di Messi e poi Enzo Fernandez contro il Messico, i 45 milioni di tifosi Albiceleste hanno vissuto con il fiato sospeso e spaesati. Dove sono finiti gli eroi delle 36 partite consecutive senza sconfitta? Dov’è il gioco convincente di squadra e perché siamo tornati agli inutili personalismi? Il panico ha portato i giocatori a rifugiarsi nella sicurezza dei propri mezzi per cercare di ribaltare una delusione e convertirla di nuovo in illusione. Lo sguardo di Pablo Aimar in panchina, dopo il vantaggio contro i messicani, è la sintesi perfetta della paura di non farcela prima e il timore di non resistere dopo. La prova è stata convincente: i ragazzi sono tornati.

Ma la Polonia, dicono in Argentina, non è più soltanto Lewandowski. Il mondo oltreoceano ha scoperto Piotr Zielinski, da anni diamante inossidabile del centrocampo del Napoli, e ha capito che deve cercare di arginarlo. L’Argentina non pensa più di potercela fare da sé: ha capito che deve misurare e rispettare l’avversario con meno presunzione e più umiltà. Umiltà che significa l’importanza del compagno di reparto e sarà per questo che, mentre prima il volere popolare desiderava che Scaloni si affidasse ai soliti noti, ora la gente chiama a gran voce il contributo degli affamati Alvarez, Enzo Fernandez, Palacios, Mac Allister… cosa farà Scaloni? Con frenesia ci pensa.

Il Messico al banco di prova contro l’Arabia Saudita

Vive un sogno l’Arabia Saudita e, quando siedi sulle nuvole, fai di tutto per restare a farti cullare. La vittoria incredibile contro l’Argentina, che ha decretato per il paese arabo un giorno di festa nazionale, è sì stato seguito dalla sconfitta contro la Polonia, ma ciò non ha abbattuto gli uomini del francese Renard. Anzi, seppur consapevoli di concedere un po’ troppe reti, sanno anche che non c’è niente da perdere se storicamente soltanto una volta hanno superato i gironi ed era il 1994. Vale la pena riprovarci, no?

Meno distesi sono i pensieri del Tata Martino. Il Messico di Qatar 2022 è la formazione tecnicamente meno talentosa che i suoi tifosi possano ricordare. L’orgoglio sul quale conta il popolo messicano e i suoi giocatori conduce loro ad andare oltre i limiti e Martino a tentare un’ultima mossa, sperando di tirare fuori l’asso: dentro la nuova generazione, che dura di più di 45′ estremamente fisici e dall’impeccabile disegno tattico. Luis Chávez, Edson Álvarez y Orbelín Pineda sono chiamati al “miracolo”, dicono in Messico, giacché serve più fantasia in favore del Chucky Lozano, ancora lontano da quell’attaccante che fece tremare Città del Messico. Non c’è un 11 che convince del tutto. C’è la sensazione che in Qatar sia iniziato un progetto, che è ancora un cantiere aperto al quale molti in patria guardano con diffidenza. Difficile immaginare chi la spunterà, ma per tutte torna in mente soltanto il monito di Luis Aragonés: “Ganar, ganar y volver a ganar”.