La peggiore degli ultimi anni: il Brasile non balla più, ma siamo tutti Neymar

La peggiore sconfitta del Brasile negli ultimi anni, non si balla né in campo e né sui social: la disperazione di Neymar è un simbolo

Su Tik Tok fino a qualche giorno fa giravano delle sfide di ballo, imitando quello di Lucas Paqueta ogni volta che segna un gol. Per lo più bambini, anche scalzi, che ridono e fanno festa con le maglie degli eroi della Seleçao. Da ieri sera in poi, nei ‘Per Te’, può capitare di imbattersi in bambini tristi, amareggiati, anche adulti in lacrime, che si accingono a spaccare il televisore dopo l’errore di Marquinhos dal dischetto. Non ci sarà il Superclasicos de las Americas in semifinale. Un vero peccato, perché il tabellone era giusto per vedere una sfida che sarebbe stata epica.

Neymar Brasile
Neymar (LaPresse) SerieANews.com

Ma la Croazia ha la scorza dura, sono fatti di un’altra pasta. Non si danno mai per vinti e sono forti, alcuni fortissimi. E’ una Nazionale che in squadra ha Luka Modric, uno dei più forti centrocampisti di tutti i tempi, ma anche un certo Bruno Petkovic che a Trapani conoscono molto bene. Insomma, non ci sono campionissimi in tutti i reparti, ma non servono quello per fare una squadra. Il Brasile era sicuro di vincere, ma stavolta non ha ballato. L’immagine più bella è il figlio di Ivan Perisic, il piccolo Leonardo, che consola Neymar in lacrime. Le sue scuse sui social sono state commoventi.

Neymar Brasile
Neymar (LaPresse) SerieANews.com

Neymar ieri ha raggiunto Pelé al primo posto dei marcatori all-time del Brasile. Ma a fine partita si è lasciato andare a un lungo pianto, quello della delusione di aver deluso il suo popolo. E’ un’istituzione, è considerato quello che più si è avvicinato a Messi e Ronaldo, ma non ha mai avuto la loro portata morale nelle squadre in cui ha militato. Molto dipende dalla sua voglia, certo, ieri ne aveva tanta: portare il Brasile sul tetto del mondo dopo vent’anni era il suo obiettivo. Ha fallito. Capita. Falliscono tutti nella vita, e dopo si piange, si ripensa alle occasioni mancate, ai rimpianti. A quello che poteva essere e non è stato e non è detto che possa succedere tra quattro anni.

2026. Neymar di anni ne avrà trentaquattro, può ancora avere un’occasione per portare questo maledetto Mondiale a casa. Paradossalmente il miglior piazzamento del Brasile è stato nel 2014 in casa, quando perse 1-7 contro la Germania. Le sue lacrime, il suo attaccamento alla maglia Verdeoro sono emozionanti: “Sono distrutto psicologicamente. Dopo aver perso sono rimasto sotto shock per dieci minuti e ho pianto a dirotto. E’ la sconfitta che mi ha fatto più male”.

La sconfitta che ha fatto più male, perché a differenza del 2014, Neymar con la Croazia era in campo e ha raggiunto la maturità calcistica assoluta. A ventinove anni era la chance giusta e la generazione è di altissimo livello. Adesso bisogna ripartire, per tentare il tutto per tutto nell’edizione del 2026: O Ney non deve mollare, perché nella vita i fallimenti esistono, ma bisogna avere la forza di rialzarsi per dirla alla Rocky Balboa.