Serie B, quattro neopromosse su quattro con il problema stadio. Ci diamo una svegliata?

Tutte e quattro le neopromosse in Serie B hanno un problema con lo stadio. Una questione non secondaria nel calcio italiano.

Nelle settimane in cui la Lega Serie A si arrovella il cervello per strappare un contratto per i diritti televisivi che non sia eccessivamente a ribasso, sotto la massima serie continua il disastro. E non stiamo parlando di Eccellenza, Promozione o altre categorie inferiori. Stiamo parlando di Serie B, il secondo campionato nazionale. Un torneo giocato su base nazionale, trasmesso sulle pay-tv, in cui giocano squadre con una storia italiana ed europea di buon livello, come Parma e Sampdoria.

Serie B
In Serie B quattro neopromosse su quattro hanno problemi con lo stadio (LaPresse) SeriANews.com

E invece, quando ormai anche ufficialmente siamo entrati nella stagione 2023/24, la Serie B non ha ancora i nastri di partenza completi. Colpa delle situazioni di Reggina e Lecco, con il Brescia di Cellino che spera in un ripescaggio che annulli la retrocessione sul campo rimediata contro il Cosenza. E se nel primo caso, quello della Reggina, la motivazione è prettamente economica, nel secondo caso, quello del Lecco, entriamo in un motivo surreale.

Dopo 50 anni i Manzoniani ottengono la Serie B, ma rischiano di perderla per colpa dello stadio. Non solo perdono la Serie B, ma anche la Serie C, visto che logicamente, essendo stati promossi sul campo, nessuno aveva pensato di iscrivere il club nella terza serie. Il Rigamonti-Ceppi non è a norma per la cadetteria e la colpa del Lecco è stata quella di aver trovato in ritardo uno stadio, l’Euganeo di Padova, in grado di ospitare le partite casalinghe.

Lecco, siamo oltre il paradosso. Ma le altre non sono messe meglio

Il presidente del Lecco, Paolo Di Nunno, logicamente non ci sta e tuona: “La Serie B l’abbiamo meritata sul campo. Se il Rigamonti-Ceppi non è adatto a fare la Serie B non ci possiamo fare niente. In questa città non si può costruire uno stadio nuovo, ci sono solo montagne, dove lo costruiamo?”. Al di là della comprensibile rabbia del numero uno dei Manzoniani, la situazione stadi è oggettivamente disastrosa.

Lecco stadio
Non solo il Lecco, anche le altre neopromosse hanno il problema stadio (LaPresse) SerieANews.com

Il Lecco paga un ritardo nelle comunicazioni, ma in ogni caso avrebbe dovuto (o dovrà, se le cose si metteranno bene) giocare a Padova ad oltre 200km da casa. Per i tifosi giocare tra le mura “amiche” significherà fare ogni due sabati 2h30m di auto. E se guardiamo alle altre neopromosse in cadetteria, le cose non sono certo migliori.

La Feralpisalò giocherà a Piacenza. Non avendo trovato l’accordo per il Rigamonti di Brescia, i Leoni del Garda dovranno sobbarcarsi 1h30m di viaggio ogni match casalingo. Ancora più paradossale la situazione della Reggiana che uno stadio ce l’ha, ma è di proprietà del Sassuolo e quindi si trova nella condizione di essere ospite in casa propria. E che dire del Catanzaro che invece ha indicato nel Via del Mare di Lecce, 400km e 4h di auto, l’impianto casalingo. Anche se quella dei calabresi è forse la situazione meno problematica, visto che comunque sono stati messi in cantiere lavori al Nicola Ceravolo e tutto dovrebbe risolversi prima dell’inizio del campionato.

Altro che “stadio virtuale”, pensiamo agli stadi veri e propri

In un calcio che ormai non fa altro che parlare e concentrarsi sullo “stadio virtuale”, senza per altro apprezzabili risultati, fa ancora più rabbia il fatto che il problema “stadio reale” sia ormai ridotto a rumore di sottofondo, per cui si alza il volume solo se la questione riguarda grandi club e grandi città.

Mapei Stadium
La Reggiana vive nel paradosso di avere il proprio stadio di proprietà di una squadra di un’altra città (LaPresse) SerieANews.com

La questione stadio non riguarda solo le grandi realtà che vedono nell’impianto di proprietà un volano per i propri ricavi. E non è nemmeno legata solo all’immagine della massima serie. Sotto la finta patinatura della Serie A, che peraltro è facile sgamare nella sua finzione, il calcio nemmeno tanto minore arranca e continua ad arrancare. La voragine che separa la Serie A dalla Serie B è poca cosa rispetto a quella che si allarga sempre più tra la Serie B e la Serie C e il resto del calcio “non-nazionale”.

La questione stadio, come la solidità finanziaria, è una di queste. E di certo il problema non lo si risolverà riempiendo di squadre B, chiamate Next Gen nel solito scimmiottamento anglofilo tanto di moda in questo paese, i buchi lasciati da un calcio di provincia che arranca sempre di più e che, nonostante faccia numeri apprezzabili a livello di pubblico ed abbia una storia per nulla invidiabile a qualche squadra-azienda di nuovi ricchi, viene visto come un peso da lasciare morire. Bisogna costruire lo “stadio virtuale” da vendere alle pay-tv, degli stadi reali di provincia davvero ce ne importa qualcosa?