Simeone, Napoli-Liverpool e l’appuntamento col destino

La notte di Champions League tra Napoli e Liverpool allo Stadio Maradona ha avuto un grande protagonista: Giovanni Simeone e il suo sogno realizzato.

Da qualche parte esiste il paradigma perfetto fatto di noi che andiamo, spesso inconsapevolmente, incontro al nostro personalissimo appuntamento col destino. Infatti, se è vero che ne esiste uno da quando nasciamo, Giovanni Simeone potrebbe esserne la prova concreta: l’ha realizzato ieri notte. Napoli-Liverpool, Stadio Diego Armando Maradona.

Simeone festeggia il gol in Napoli-Liverpool
Giovanni Simeone, Napoli-Liverpool (LaPresse)

Dev’essere incoraggiante, stimolante ma a tratti complicato essere il figlio di Diego Simeone e al contempo coltivare l’ambizione di diventare un calciatore da Champions League. E allora cosa fai? Tieni duro, t’impartisci da solo l’arte della pazienza e del lavoro a testa bassa. È sufficiente? Se dalla tua hai anche il talento, sì. Poi c’è bisogno di passare per peripezie e casualità, senza perdere di vista l’obiettivo.

Caparbio è allora Giovanni Simeone. Altrettanto e fantasioso dev’essere il regista della sua storia. Pluripremiato, organizza tutto per una notte perfetta, aspettando che ‘El Cholito’ sappia cogliere i segnali e presentarsi nel giorno assegnato dal fato.

Simeone bacia il tatuaggio
Giovanni Simeone, Napoli-Liverpool (LaPresse)

Giovanni Simeone, Napoli, un tatuaggio e la notte perfetta

Non ci sono dubbi: Gio seguirà il copione, senza esserne consapevole. Lo decide a 14 anni, quando va contro la volontà del padre come ogni adolescente che si rispetti, e all’interno del braccio sinistro, proprio a ridosso del polso, si fa tatuare lo stemma della Champions League. È il sogno della sua vita, giocare una di quelle partite. D’altronde, se si bada bene, lo stemma della competizione è fatto di stelle. Le stesse che soltanto la sua atmosfera è capace di valere. Trascorrono poco meno di quindici anni da quel giorno, e arriva all’improvviso la più calda delle estati europee. È l’agosto del 2022.
C’è il Napoli che l’osserva da tempo, concretamente da marzo. Quel Napoli lo vorrebbe in squadra per assicurarsi un centravanti che possa far rifiatare Osimhen e indubbiamente Simeone in quanto a gol sa essere il primo della classe. Quel Napoli, dicevamo. Chi è argentino o napoletano, sa perché è necessario specificare “quel”. Giovanni non ha alcun bisogno di pensarci su. Lo ammetterà lui stesso nel giorno della presentazione: non ha mai voluto altra squadra, da quando ha saputo che avrebbe potuto vestire l’azzurro del Napoli.

La Champions League nello Stadio di Diego Maradona

Perché tanta determinazione? Per quel sogno. Per intenderci meglio, è proprio papà Diego che dà la spiegazione migliore. ‘El Cholo’, rivelerà Giovanni, gli ha raccontato che, quando era piccolo, tutti i ragazzini in Argentina erano soliti accendere la tv nel fine settimana e vedere la Serie A. In quel campionato lontano giocava nel Napoli Diego Armando Maradona. E tutti, senza nessun’eccezione, sognavano un giorno di poterlo emulare. Giovanni può farlo, deve accettare quell’offerta.

Sarà il primo argentino a giocare nello ‘Stadio Diego Armando Maradona’, da quando porta questo nome. E il 7 settembre del 2022 Simeone proprio lì, può guardare quel tatuaggio e strizzare l’occhio a sé stesso: giocherà la prima partita della sua carriera in Champions League. Non lo sa da subito, perché mister Spalletti in campo manda Victor Osimhen. Il nigeriano resiste soltanto 40′, poi è costretto a dare forfait a causa di un risentimento muscolare. C’è il Liverpool di Klopp sul terreno di gioco, ci sono i vice campioni d‘Europa. Simeone è chiamato a prendere il posto del compagno di squadra.

Simeone a terra festeggia il gol
Giovanni Simeone, Napoli-Liverpool (LaPresse)

Solo Dio lo sa cosa avrà sentito dentro al cuore. Avrà pensato a quel sogno di oltre dieci anni fa: ha l’opportunità di vederlo materializzarsi. Non lo sprecherà: non l’ha mai fatto con niente. È il debutto della vita, proprio col Napoli. È il primo pallone che tocca, Giovanni. Siamo intorno al 44′, cross basso di Kvaratskhelia in area di rigore per Simeone. Gol. Si ferma il tempo, ‘El Cholito’ piange e sorride allo stesso momento. Mantiene la promessa: bacia quel tatuaggio. Si stende sul terreno di gioco e guarda le stelle, mentre quello stesso pubblico di Napoli è tutto per lui. Sono le stelle della Champions e quelle del cielo: là, dove si trova Diego, che lo starà guardando. Questa volta davvero è stata la mano di D10S.

Qualcuno ne dubita?