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Cori razzisti Inter-Napoli, il club prende le distanze dalla curva: “No a discriminazione”

Scritto da
Alessandro

CORI RAZZISTI INTER NAPOLI, L’INTER PRENDE POSIZIONE- Non si è fatta attendere la presa di posizione dell’Inter a seguito degli incresciosi fatti di ieri sera, prima e durante Inter-Napoli. Gli scontri fuori dallo stadio qualche minuto prima del fischio iniziale, i cori discriminatori e razzisti nei confronti del Napoli e di Koulibaly, espulso poi da Mazzoleni dopo un fallo e conseguente applauso ironico. Clima infuocato fuori dallo stadio e dentro, sia sugli spalti che in campo, con anche Insigne espulso nel finale per reazione su Keita. Una serata da dimenticare dunque, che con lo sport ha avuto poco a che fare. Nel pomeriggio di oggi la sanzione contro i tifosi interisti con la chiusura di San Siro per due gare e della curva per un’ulteriore partita, in più la trasferta vietata a Empoli sabato 29. Pochi minuti fa l’Inter ha emesso un comunicato, in cui prende le distanze dalle frange più violente e incivili della propria tifoseria.

Cori razzisti Inter Napoli, il comunicato

“l Club ribadisce che dal 9 marzo del 1908 Inter significa integrazione, accoglienza e futuro” inizia così il comunicato del club narazzurro, che prosegue: “la storia di Milano è fatta di questo, di inclusione e di rispetto. Assieme alla nostra città noi lottiamo da sempre per un futuro senza discriminazioni. Ci impegniamo nel territorio facendoci portavoce di questi valori che sono da sempre un vanto per il nostro Club. L’Inter è presente in 29 paesi del mondo, dalla Cambogia alla Colombia, dove oltre diecimila bambini sono coinvolti nel progetto Inter Campus, che ha l’obiettivo di restituire loro il diritto al gioco in contesti delicati, attività la cui importanza è stata riconosciuta anche dall’ONU“.

La significativa presa di posizione poi nelle ultime battute del comunicato: “Da quando una notte di 110 anni fa i nostri fondatori hanno messo la firma su quello che sarebbe stato il nostro percorso, noi abbiamo detto no ad ogni forma di discriminazione. Per questo ci sentiamo in dovere oggi, una volta di più, di affermare che chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi“.

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