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E sul rischio che sospendere le partite per cori razzisti possa dare troppo potere a chi li fa, il tecnico giallorosso aggiunge: “Quando si fanno questi discorsi ognuno pensa di avere le soluzioni in mano. Bisogna fare e prendere iniziative. Il fermarsi può conferire un potere, fermare il campionato l’avrebbe fatto. La capacità è fermarsi anche per dieci minuti, perché così non si può andare avanti. Un segnale bisogna darlo”.
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“Si va spesso allo stadio non per cultura sportiva, più per offendere che per tifare la propria squadra. Abbiamo fatto tanti discorsi, passando per le scuole, per tante altre cose, ma concettualmente non cambia. Non cambia neanche a Roma lo stadio, dove si è spesso presi di mira non tanto per gioire ma per difendere. È troppo importante lo Stato in questo senso qui, un esempio è l’Inghilterra: non è un caso, bisogna essere duri, decisi, certi comportamenti non possono essere lasciati andare con troppa facilità. Il calcio può fare tanto, ma uno di questi segnali è quello che ha detto Carlo (Ancelotti ndr), ci dobbiamo fermare. Le due squadre non devono accettare determinati cori e determinate cose”, termina il suo discorso Di Francesco.
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