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ESCLUSIVA – Ventura: “Tifo Mancini, voglio tornare ad allenare”

Scritto da
Giovanni Cardarello
FLORENCE, ITALY – OCTOBER 03: Head coach Italy Gian Piero Ventura reacts during the training session at Italy club’s training ground at Coverciano on October 3, 2017 in Florence, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

VENTURA – Cinquanta anni di carriera alle spalle, di cui Quaranta da allenatore. 1044 partite vissute in panchina distribuite tra le varie categorie e ben 322 in Serie A. Piazze importanti come Torino, Napoli, Sampdoria, Udinese, Bari e Cagliari. Due anni alla guida della Nazionale Italiana tra il 2016 e il 2017. Parliamo di Gian Piero Ventura, classe 1948, una vita intera spesa sui campi di calcio. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Serie A News, ecco cosa ci ha raccontato.

-> Leggi anche: Chievo, Ventura non ci sta: “Ho rinunciato a due anni di stipendio”

Ventura, l’intervista

Mister Ventura, la Nazionale torna a giocare un match ufficiale dopo la sfortunata esperienza delle qualificazioni Mondiali del 2017. Che squadra si aspetta?

“Intanto faccio un grosso in bocca al lupo a Mancini, faccio il tifo per lui e per la squadra. Mi aspetto risultati positivi, la prosecuzione del bel livello di gioco mostrato negli ultimi match. Mi aspetto che la maturazione di giocatori come Chiesa, Bernardeschi e Verratti apra una stagione di bel gioco e di risultati e che in questo impianto possano inserirsi belle novità come Zaniolo”.

Che consigli si sente di dare a Mancini? Chi avrebbe chiamato che non è stato preso in considerazione?
“Lungi da me dare consigli. Ognuno ha la sua visione e il suo approccio. Sono tifoso di Mancini e credo che sappia come agire a cominciare dalla lista dei convocati. E poi è sempre così se convochi 30 persone c’è sempre dibattito su chi potrebbe esserci e chi no. Mancini ha fatto scelte figlie dei suoi pensieri e del momento del Campionato. Non è detto che chi manca oggi non possa esserci più avanti”.

L’esperienza da CT e il Futuro

Parlando della sua esperienza sulla panchina degli azzurri, quale è stato il momento migliore e quale il peggiore?

“Il momento migliore decisamente quello di quando sono stato chiamato a ricoprire l’incarico, il peggiore quando ho capito che avevo sbagliato ad accettare. Non c’erano le condizioni per fare bene”.

Ci parli infine dell’esperienza al Chievo e soprattutto dei progetti futuri?
“L’esperienza al Chievo è stata un’esperienza fatta per amicizia e solo per amicizia, nessun discorso calcistico. Sul futuro invece posso dire che stare fermo pensavo mi togliesse il fuoco e la voglia di allenare e invece non ha fatto altro che aumentare la mia voglia di campo e di tornare a vivere la quotidianità del mestiere che ho fatto per tutta la Vita”.

Giovanni Cardarello

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