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Spalletti sta tornando: 10 frasi per spiegare quanto ci è mancato

Scritto da
Marco Giordano

Spalletti sembra sempre più vicino alla panchina del Napoli: un vulcano in panchina e fuori, con frasi che hanno fatto la storia

“Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c’è altra strada”: Luciano Spalletti è un uomo con uno sguardo così magnetico che Rasputin avrebbe fatto fatica a sostenere. Luciano Spalletti è un uomo che gioca con gli anelli che porta su quelle dita robuste, facendoti più paura di Gennaro Savastano in ‘Gomorra’. Luciano Spalletti è un uomo che ti lascia quella sensazione precisa: totalmente spiazzato. Luciano Spalletti è soprattutto molto, ma molto di più di quello che la serie su Francesco Totti ha dipinto

Ad esempio, da uno così ti aspetti frasi, come quella sul destino degli uomini appena menzionata che restano come pietre miliari.

Una Seconda frase è un archetipo per capire il personaggio Spalletti. Pungente, divertente, mai banale. Tra qualche settimana, la panchina del Napoli potrebbe esser sua. Alla vigilia, invece, proprio di un Napoli-Inter, da allenatore nerazzurro elogia, a modo suo, il tecnico avversario: Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca, ora sarebbe ministro dell’economia”.

Dopo uno 0-0 con la Juve, Spalletti entra in polemica con un giornalista di fede bianconera che aveva auspicato di asfaltare l’Inter, di cancellarla dal pianeta: “Vedo molti dispiaciuti per questa prima sconfitta che tarda ad arrivare, come se pensassero che sia un incantesimo da spezzare per far tornare nuovamente il cigno un brutto anatroccolo… Sappiamo però che per adesso la fiaba è un’altra… È quella in cui sono tutti i gufi a diventare colombe. Bravi ragazzi, grande prova e fogne vuote anche questa settimana“.

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Spalletti (Getty Images)

Spalletti raccontato in 10 frasi: da Pelé a Ranocchia

Io sono l’allenatore dell’Inter e vi faccio vedere che ci sto comodo in questa posizione, ci sto bello rilassato: ecco come il tecnico di Certaldo reagisce alle pressioni. Bello comodo.

A Napoli si chiama ‘fesso’ quello che soccombe al furbo. Spalletti potrebbe ampliare il dizionario. Così: “In situazioni normali non c’è un furbo se non c’è un bischero, ed a noi la parte del bischero garba poco farla”.

Siamo a metà del guado. Tanto vale, tirar fuori un capolavoro su Totti. “Sono d’accordo con Pelé, anche perché se ne intende più di me: è Totti il giocatore più forte al mondo. Dargli la palla è come metterla in banca, è lui l’allenatore di questa Roma”. Gennaio 2006, roba da fantascienza della comunicazione per prosa e poesia.

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Settima perla: l’amata Toscana, le radici contadine. Ma, anche lo stile da attore consumato: “Io non sono nato in Toscana, sono voluto nascere in Toscana. Infatti ho le gambe storte di chi fa solo sali e scendi e non può mai andare pari, su un terreno regolare. Guardi le mani. Anzi, no. Le tocchi proprio. Sono quelle di uno che ama stare nella campagna, potare le piante, dare da mangiare agli animali”. Quel ‘Le tocchi proprio’ è quasi da Gassman, con un sospiro che precede la battuta, tirata giù, tutta d’un fiato.

Peccato che ci avviciniamo alla fine, perché Spalletti è un pozzo di citazioni. Si scrive che l’Inter può spendere 150 milioni sul mercato: il tecnico legge, ricorda, poi spara. «Voi avete incominciato a scrivere ‘Spalletti eccoti 150 milioni da spendere’. Se non li tirano fuori loro, me li tirate fuori voi. Qualcuno le dovrà tirare fuori queste cifre. Chi ve l’ha detto? Come mai lo avete scritto? Come avevate la certezza di queste cifre?». Domande retoriche, la certezza che arriva con un punto interrogativo.

Dopo gli episodi con Totti ed Icardi, da più parti si sostiene che Spalletti sia divisivo. Ecco come difese Ranocchia dai tifosi che lo contestavano: «Se dovete fare così, è meglio che vi levate dai c…». Da gran comunicatore, sa bene che c’è un linguaggio per ogni momento.

Last but not least, un semplice e diretto: «Non si devono creare fenomeni e falliti, ma neanche furbi e coglioni».

 

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