Le cessioni di Skriniar, Koulibaly e De Ligt mettono in evidenza ancor di più la mediocrità della Serie A
Non si è ancora capito cosa la Serie A voglia fare da grande. Il livello in questo momento è quello di una vittoria in Conference League negli ultimi dodici anni. La Lega è rimasta agli anni Ottanta, la gestione dei diritti tv è quella che è e la Nazionale italiana ha fallito la qualificazione ai Mondiali per due anni di fila. Ibrahimovic, Giroud, Matic, Di Maria, Dzeko e Sanchez, pur essendo campioni, in Premier League e in Liga non potrebbero giocare ad alti livelli. Nel 2015, Toni con 22 gol è stato il capocannoniere della Serie A a 38 anni.
Quello italiano è un campionato per i giocatori a fine carriera o giovani alla ricerca di un trampolino di lancio. Le big della Serie A sono anni luce dietro quelle europee. E quest’estate ci sarà l’ennesima prova. Skriniar, Koulibaly e De Ligt approderanno rispettivamente al PSG, Chelsea e Bayern Monaco. I soldi e i progetti potenzialmente vincenti fanno gola ai tre in questione. E il fatto che Inter, Napoli e Juve possano solo pensare a limitare i danni con i sostituti lascia amarezza.
Oltre alle operazioni in uscita, bisogna valutare anche i sostituti. Un esempio è il Chelsea che ha perso Rudiger, ma ha preso Koulibaly. L’Inter perderà Skriniar e virerà su Bremer, che ha all’attivo una sola stagione perfetta in un sistema altrettanto perfetto come quello di Juric al Torino. Il Napoli vuole Kim dal Fenerbahce, la Juventus non ha preso una decisione definitiva per il post De Ligt. Tre vendite avvenute per motivi diversi, ma tutti collegati. De Ligt è scontento, Skriniar non lo è ma il bilancio dell’Inter chiede soldi, Koulibaly è già un miracolo sia rimasto per otto anni a Napoli.
Quella tra i club di Serie A è una guerra tra poveri. E’ un campionato di seconda fascia, non ha appeal e, per il momento, nemmeno speranza di migliorare. E perderà i tre difensori più forti del campionato insieme a Tomori. Non ha senso nemmeno decidere chi è migliore di un altro. A perderci sono i tifosi. Il calcio va a cicli, certo, ma per migliorare c’è bisogno di progetti a lungo termine su strutture, academy, diritti tv, riforma dei campionati. I presidenti tifosi che ci rimettono soldi non esistono più. Quello che resta è la goduria sportiva di aver visto Ministri della Difesa come Koulibaly e Skriniar in Italia. E chissà cosa sarebbe potuto diventare De Ligt in una Juventus diversa da questa o da quella degli anni passati.
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