Lâex allenatore di Fusignano Arrigo Sacchi ha rivolto una dura stoccata al calcio italiano e al sistema che regna nel nostro Paese
Arrigo Sacchi ha scelto di abbandonare la carriera da allenatore molto presto a causa dello stress avvertito. Negli occhi di tutti rimangono però la sua splendida era vissuta al Milan tra la fine degli anni Ottanta e lâinizio dei Novanta e ciò che ha fatto in precedenza con il Parma. Senza trascurare poi anche la delusione Mondiale vissuta con lâItalia, sconfitta ad Usa â94 ai calci di rigore dal Brasile.
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Eppure, come spiega lui stesso in unâintervista a âLa Gazzetta dello Sportâ, avesse tentato di inserirsi oggi nel calcio moderno non avrebbe potuto raggiungere le soddisfazioni che si è invece tolto. Questo perchĂŠ la richiesta per acquisire la licenza di allenatore di Prima Categoria Uefa Pro pretende un curriculum di tutto rispetto da calciatore, tra serie A, B e Nazionale. Arrigo Sacchi proprio non ci sta.
Arrigo Sacchi non concepisce le regole attuali per acquisire il patentino. In unâintervista a âLa Gazzetta dello Sport, lâex allenatore di Fusignano è andato in fondo alla questione con un paragone: âPer essere un bravo fantino devo essere stato un cavallo? Qual è il criterio? Non ho mai giocato neppure in Quarta Serie (lâattuale Serie D) eppure ho fatto onore al calcio italiano. Come Zaccheroni e Zeman o ancora come Eriksson, Klopp e Mourinho. Questo sistema puzza di consorterie e clientelismo, tipiche dellâItaliaâ, ha tuonato.
Per risolvere il problema propone una ricetta: âBisogna liberalizzare. Il nostro calcio ha bisogno di rinnovarsi per continuare a generare interesse. E per farlo servono le idee. Oggi vengono tutti promossi, siamo sicuri che un medico, un ragioniere o un idraulico non possano superare un esame dopo il quale si può essere bocciati, dopo aver studiato e seguito un adeguato corso di formazione?â
Poi continua: âDove è la democrazia se ad alcuni si chiudono le porte e ad altri si aprono i portoni? Attraverso il merito e la conoscenza si dovrebbe poter ottenere ciò che si vuole. Sapete invece che il figlio di Ancelotti non è stato ammesso a Coverciano? Da anni è il vice del papĂ e ha contribuito ai suoi successi. Basti pensare ciò che dicono di lui i calciatori che ha allenato eppure per ottenere il patentino Uefa Pro è dovuto andare in Scoziaâ.
Infine lâultimo affondo al sistema italiano: âLâItalia è un Paese che non premia il merito. Dopo un gol vedo ancora squadre che si chiudono in difesa. Attacchiamo, mostriamo coraggio. Facciamolo anche liberalizzando la professione dellâallenatoreâ.
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