Dietro il caos di questi giorni ci sono i salti mortali della Juventus per far quadrare i conti, inevitabili con la scommessa CR7.
Sarà un 2023 difficile per la Juventus e tutto il calcio italiano. L’inchiesta Prisma e il processo che ne seguirà, al netto di ciò che decideranno i giudici, avranno conseguenze inevitabili per la già martoriata immagine del nostro pallone, che per (almeno) 12 anni non parteciperà a un Mondiale e per (almeno) 20 anni non giocherà un ottavo di finale della competizione più importante del pianeta.
I processi non si fanno sui giornali e la Juventus ha ribadito la convinzione di aver operato nel rispetto delle regole, ma è impossibile minimizzare la portata di quello che sta accadendo. Provate a immaginare se una sera, improvvisamente, si dimettessero Florentino Perez e tutta la sua junta directiva a causa di un’indagine sui conti del Real Madrid a pochi giorni da un probabilissimo rinvio a giudizio. In Spagna sarebbe un terremoto senza precedenti e in Italia è ovvio che debba accadere altrettanto.
Che la Juventus stesse spingendo il suo motore rischiando un fuorigiri si cominciò ad intuire nel 2016 con Higuain e fu chiarissimo nel 2018. Avere Cristiano in Italia fu una bella botta d’adrenalina, ma investire 100 milioni più oltre 60 all’anno per un 33enne, senza avere sceicchi alle spalle, resta un azzardo clamoroso.
La Juventus, col portoghese, si è snaturata. La sua maglia è sempre stata più pesante di chi la indossa, a prescindere dai nomi: Zidane, definito dall’Avvocato “più bello che utile”, ne sa qualcosa. Con Ronaldo, invece, si è verificato un cortocircuito. La Vecchia Signora ha iniziato a girare intorno a lui dal momento in cui Andrea Agnelli volò in Grecia per chiudere un affare che ha costretto i suoi dirigenti, in seguito, a fare salti mortali per tenere i conti in ordine. Salti che hanno portato a dimissioni, intercettazioni e aule di tribunale. “Con Ronaldo si è innescato il nostro circolo vizioso”, ha dichiarato il ds Cherubini in un’intercettazione raccolta dalla Procura. Come dargli torto.
Una Juventus che era reduce da tre anni di fila in utile ha deciso di sconquassarsi al servizio di un talento tanto straordinario quanto caro, che l’ha sedotta con 101 reti e abbandonata in malo modo appena ha potuto, al termine di un’annata senza scudetto e con una qualificazione in Champions presa per i capelli. Fu detto e scritto che bastavano la sua presenza, i suoi post su Instagram e, soprattutto, le sue magliette per ripagare quell’investimento senza precedenti. Le t-shirt di gioco sono un indumento fantastico ma, in futuro, faremmo bene a non sopravvalutare i loro poteri. Non supereranno mai quelli delle toghe.
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