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Serie A

Addio a Luisito Suarez, anima e cervello della “Grande Inter”

Scritto da
Giorgio D'Andrea

A 88 anni ci lascia “l’architetto” del calcio, pallone d’oro e pilastro di Barcellona e Inter.

Ci ha lascato, all’età di 88 anni, Luis Suarez Miramontes. Dopo una breve malattia si è spento a Milano colui che fu pilastro del centrocampo del Barcellona, ma anche cervello della “grande” Inter, ancora oggi ricordata come una delle squadre più forti della storia del calcio italiano.

Luisito Suarez è stato uno dei più grandi centrocampisti della storia (ansafoto.it) serieanews.com

Nato nel 1935 a La Coruña, “Luisito” fa il suo esordio proprio al Deportivo, dove gioca soltanto un anno, nella stagione 1953/54, prima di approdare al Barcellona.

80 gol in 176 partite per uno dei centrocampisti più forti della storia, con la maglia blaugrana vince due volte la Liga, due volte la Coppa di Spagna, due volte la Coppa delle Fiere e, nel 1960, conquista il pallone d’oro.

Arriverà all’Inter nel 1961 su specifica richiesta di Helenio “Il Mago” Herrera, con il quale rivoluzionerà il gioco e contribuirà significativamente alla nascita di quella che verrà per sempre ricordata come “La Grande Inter”.

Suarez, cervello de “La Grande Inter”: addio ad una leggenda del calcio

Luisito Suarez approda all’Inter dopo l’insistente richiesta di Helenio Herrera, che convincerà Angelo Moratti a sborsare circa 300 milioni di lire nelle casse blaugrana, con le quali il Barcellona amplierà il Camp Non costruendo un nuovo anello.

Luisito Suarez alla presentazione di Ronaldo (LaPressefoto.it) serieanews.com

Con la maglia nerazzurra giocherà 333 partite segnando 55 reti costituendo il cervello di una squadra che, grazie ai contropiede di Jair e Sandro Mazzola, vincerà tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali tra la stagione 1961/62 e la stagione 1969/70. Soprannominato “l’architetto”, Suarez è stato una vera e propria leggenda nerazzurra.

La sua carriera da calciatore terminò dopo una breve parentesi alla Sampdoria. Dopodiché decise di diventare allenatore, anni nei quali conquistò l’Europeo Under 21 alla guida della nazionale spagnola. Fu anche allenatore della sua amata Inter, in tre periodi differenti. Il primo nella stagione 1974/75, il secondo nel 1992 e poi di nuovo nel 1995. Fu poi inserito da Massimo Moratti nel quadro dirigenziale nerazzurro come osservatore. A lui si devono le scoperte di Zamorano e Recoba.

“Un talento unico ed un grandissimo interista”, ha ricordato l’Inter tramite Twitter. Rimarrà per sempre il ricordo di un uomo semplice e a modo sia dentro che fuori dal campo. Uno dei più grandi talenti della storia del calcio, il suo talento è stato fonte di ispirazione per tante generazioni di calciatori.

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