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Serie A

Milan spaccato a metà: chi sta con i “dissidenti” e le scelte traumatiche di Fonseca

Scritto da
Antonio Papa

La situazione in casa Milan si fa incandescente. Fonseca incassa una spaccatura nello spogliatoio e pensa a scelte davvero drastiche

Ci sono momenti nella storia di una squadra in cui tutto sembra appeso a un filo. E in casa Milan, quel filo si sta assottigliando sempre di più. Dopo le controverse dichiarazioni di Paulo Fonseca post-vittoria contro la Stella Rossa, lo spogliatoio rossonero appare spaccato come non mai.

Paulo Fonseca sembra arrivato al bivio della sua carriera al Milan (Foto: Ansa) – serieanews.com

Ma chi è davvero al fianco del tecnico portoghese? E chi, invece, lo guarda con sempre maggiore diffidenza? Fonseca non è uno che usa mezzi termini. Quando ha dichiarato che “ci sono giocatori che non lavorano come dovrebbero”, il messaggio è arrivato forte e chiaro. Non ha fatto nomi, ma i destinatari sono stati individuati da tutti in un gruppetto di 4-5 calciatori al momento lontanissimi parenti di quelli che sono sempre stati.

In particolare Davide Calabria e Theo Hernandez sono finiti al centro delle critiche, sia per il rendimento altalenante in campo sia per atteggiamenti che non sono passati inosservati, come la mancata stretta di mano di Calabria al momento di una sostituzione. Ma ci sono anche Tomori (ammonito dalla panchina senza neppure giocare), Loftus-Cheek e Musah, accusati di scarso impegno nonostante il minutaggio comunque consistente.

Non è stato un fulmine a ciel sereno. Lo spogliatoio sembrava già diviso, e le reazioni dei giocatori non hanno fatto che confermare il malessere. Mike Maignan, ad esempio, ha pubblicato un post su Instagram che molti hanno interpretato come un chiaro sostegno a Calabria e Theo. Una mossa che pone il portiere francese tra i presunti “dissidenti”, coloro che non si riconoscono nelle parole del tecnico.

Non tutti, però, hanno voltato le spalle all’allenatore. Malick Thiaw e Rafael Leão, due dei punti fermi della rosa, si sono espressi apertamente in difesa di Fonseca. Le loro parole hanno sottolineato l’importanza di restare uniti e di seguire il percorso tracciato dal tecnico. È chiaro che Fonseca sta cercando di costruire uno zoccolo duro attorno ai giocatori che considera più affidabili, ma quanto può reggere questa strategia in un clima così teso?

Fonseca pensa alle maniere forti: in campo con i Primavera?

Con il prossimo impegno contro il Genoa, Fonseca sembra pronto a giocarsi tutto. Si parla della possibilità di vedere in campo giovani della Primavera come Bartesaghi, Liberali e persino il giovanissimo Francesco Camarda tra i titolari. Una scelta coraggiosa, quasi temeraria, che potrebbe rivelarsi un colpo di genio o una mossa disastrosa.

Schierare i Primavera è un segnale chiaro: il tecnico vuole ripartire da chi ha fame e voglia di dimostrare il proprio valore. Ma cosa succede se i risultati non arrivano? Una sconfitta, con i giovani al centro della scena, rischierebbe di far precipitare ulteriormente la situazione, lasciando Fonseca senza più margini di manovra.

Francesco Camarda potrebbe improvvisamente ritrovarsi titolare (AnsaFoto) – serieanews.com

In tutto questo, la dirigenza rossonera osserva senza esporsi. Nessuna presa di posizione, nessun messaggio di sostegno pubblico né al tecnico né ai giocatori. Un atteggiamento attendista che alimenta le voci di un possibile ribaltone.

E se Fonseca dovesse cadere? Il nome di Maurizio Sarri continua a circolare con insistenza. Il tecnico toscano, libero dopo l’addio alla Lazio, potrebbe rappresentare un’opzione concreta per rilanciare il progetto Milan. Ma Sarri non è noto per i miracoli a breve termine: il suo gioco richiede tempo per essere assimilato, e subentrare a stagione in corso non sarebbe certo una passeggiata.

Per Paulo Fonseca, questo è il momento della verità. Se riuscirà a ottenere risultati con i giovani, potrà dimostrare che il suo approccio duro e le sue decisioni coraggiose sono state giuste. Ma se i risultati non arriveranno, sarà lui a pagare il prezzo più alto. La sfida contro il Genoa non è solo una partita: è un banco di prova per il tecnico, per i suoi giocatori e per l’intera struttura societaria. Il Milan si trova a un bivio, e il tempo per le parole è finito. Ora, più che mai, servono fatti.

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