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Attualità & Social

“Ci son cascato di nuovo”: l’arbitro Massa un’altra volta nella bufera. Ma non impara mai?

Scritto da
Antonio Papa

Davide Massa sembra proprio non imparare dai suoi errori. Ecco cosa è successo che ha scatenato i social: a volte basterebbe il buonsenso per evitare polemiche

Davide Massa di nuovo al centro delle polemiche: non si poteva evitare? (AnsaFoto) – serieanews.com

C’è una scena che, se siete appassionati di calcio, probabilmente avete già visto troppe volte: un episodio che va oltre il rettangolo di gioco, una decisione arbitrale che accende il dibattito e una domanda che risuona nei bar e sui social.

Questa volta è successo durante Brescia-Sampdoria, ma la sensazione di déjà vu è forte. L’arbitro Davide Massa è tornato al centro della polemica, applicando il regolamento con una rigidità che lascia poco spazio al buonsenso. E purtroppo, non è la prima volta.

Per capire il peso dell’episodio, bisogna fare un passo indietro. La Serie B, per chi la segue con passione, è un campionato duro e ricco di emozioni, ma a volte anche teatro di episodi che si vorrebbero evitare. Durante Brescia-Sampdoria, il giovane Akinsanmiro, dopo essere stato bersaglio di ululati razzisti, segna il gol del vantaggio per i blucerchiati.

L’esultanza è un balletto sotto la curva avversaria, un gesto di sfogo comprensibile per chi vive un momento simile. Ma ecco il colpo di scena: Massa, senza esitazioni, estrae il cartellino giallo.

Non è difficile immaginare la reazione del ragazzo. Frustrazione, rabbia, incredulità. Non solo deve subire insulti razzisti, ma viene anche punito per aver espresso le sue emozioni. Certo, il regolamento è chiaro: esultanze considerate provocatorie vanno sanzionate. Ma è proprio qui che entra in gioco la discussione. Non sarebbe stato più giusto, in una situazione del genere, usare un pizzico di buonsenso?

Un copione già visto: il caso Lukaku e Massa che ci ricasca

Se il nome di Massa vi suona familiare, è perché non è nuovo a decisioni simili. Tornando indietro all’aprile del 2023, durante Juventus-Inter all’Allianz Stadium, Romelu Lukaku fu vittima di cori razzisti. Dopo aver segnato su rigore, il belga esultò con un gesto ormai iconico: il dito davanti alla bocca per zittire la curva.

Un’esultanza che aveva un significato profondo, più grande di una semplice provocazione. Anche in quel caso, però, Massa applicò il regolamento in modo rigido: giallo a Lukaku (che era già ammonito) e conseguente espulsione. Il gesto generò una bufera mediatica e solo l’intervento straordinario del presidente federale Gabriele Gravina permise di annullare la squalifica.

Ebenezer Akinsanmiro e l’esultanza dello scandalo (LaPresse) – serieanews.com

Ora, con l’episodio di Akinsanmiro, la storia si ripete. La domanda è semplice: si può davvero applicare una regola senza considerare il contesto?

La questione non è tanto sul regolamento, che in sé è chiaro, quanto sul modo in cui viene applicato. Gli arbitri non sono solo interpreti delle regole; sono anche chiamati a gestire situazioni delicate. Nel caso di Akinsanmiro, l’ammonizione ha avuto conseguenze immediate: il giovane, già provato psicologicamente, ha commesso un fallo poco dopo, costringendo il tecnico Leonardo Semplici a sostituirlo per evitare il rischio di un rosso.

L’impatto di una decisione arbitrale può andare ben oltre i 90 minuti. Quando si punisce una vittima di razzismo, si rischia di inviare un messaggio devastante: chi subisce deve tacere, mentre chi insulta resta impunito. Questo non solo alimenta le polemiche, ma dà spazio a retropensieri che fanno male al calcio italiano.

Le reazioni social e le illazioni su Massa

Questi episodi mettono in luce un problema più ampio: l’approccio schematico alle regole. Non si tratta di chiedere agli arbitri di ignorare il regolamento, ma di considerare il contesto e applicare il buonsenso. La FIGC e l’AIA dovrebbero riflettere su come formare i direttori di gara per gestire situazioni così complesse, dove le decisioni non riguardano solo il campo ma anche la dignità delle persone coinvolte.

Quando un cartellino giallo scatena un putiferio: Davide Massa e la coazione a ripetere (AnsaFoto) – serieanews.com

Anche perché poi sono inevitabili i retropensieri e le illazioni, soprattutto sui social. In tanti hanno sottolineato come questa tendenza di Massa a punire le vittime di razzismo potrebbe denotare nella migliore delle ipotesi solo una mancanza di flessibilità e c’è qualcuno che ha insinuato possa significare anche qualcosa di peggio.

Alla fine, il calcio dovrebbe unire, non dividere. Eppure, episodi come quelli di Brescia e Torino ci ricordano quanto sia difficile combattere il razzismo negli stadi se manca una risposta chiara e coerente. Forse è arrivato il momento di chiedersi: cosa vogliamo dal nostro calcio?

Se è vero che le regole devono essere rispettate, è altrettanto vero che un pizzico di empatia potrebbe fare la differenza. Sarebbe troppo sperare che, la prossima volta, un arbitro come Massa decida di andare oltre il semplice regolamento e scelga di fare la cosa giusta? Il campo, come la vita, a volte ha bisogno di qualcosa di più delle sole regole: ha bisogno di umanità.

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