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Lucca e i suoi “fratelli”: quando calciare un rigore porta litigi e non solo

Scritto da
Giancarlo Spinazzola

Lorenzo Lucca è stato protagonista del litigio con Thauvin in occasione del rigore: tutti i diverbi più famosi

Lucca e i suoi “fratelli”: quando calciare un rigore porta litigi e non solo – SerieAnews

C’è un momento nel calcio che può far sorgere più tensioni di un gol al 90′: il rigore. Non tanto per la pressione di calciarlo, ma per chi deve essere il protagonista. L’ultimo episodio che ha acceso il dibattito è accaduto nella partita tra Lecce e Udinese: non è stato solo il rigore trasformato da Lucca a fare notizia, ma la discussione tra lui e Thauvin su chi dovesse effettivamente calciarlo.

Nonostante il francese fosse il rigorista designato, Lucca ha deciso di tenere il pallone sotto braccio e di andare comunque a calciare. Ha segnato, ma Runjaic lo ha subito sostituito, mandando un chiaro messaggio alla squadra. Un episodio che fa riflettere su come, a volte, anche i compagni di squadra possano trovarsi in disaccordo quando si tratta di portare a casa il risultato.

Il Milan e il “caso” dei rigori sbagliati

Non è certo il primo caso di discussioni interne su chi debba calciare un rigore. Lo scorso ottobre, durante la trasferta del Milan a Firenze, la scena è stata quasi comica, se non fosse stato per il risultato finale. In un momento decisivo della partita, Pulisic era stato designato per calciare il rigore, ma il primo a posizionarsi sul dischetto è stato Theo Hernandez.

Il Milan e il “caso” dei rigori sbagliati (Ansa Foto) – SerieAnews

Non solo ha sbagliato, ma poco dopo, Tomori, cercando di far valere la sua “autorità”, ha preso il pallone da Abraham per provare a calciare il secondo rigore, ma anche questo è finito fuori. Il risultato? Una sconfitta dolorosa per il Milan, con Fonseca furioso per la confusione creata dalla mancanza di disciplina tra i suoi giocatori.

Gudmundsson e Kean: la tensione in casa Fiorentina

La stessa atmosfera di rivalità è emersa anche tra i giocatori della Fiorentina, nel giorno del debutto di Gudmundsson. Un rigore conquistato dal giocatore islandese ha fatto scatenare una discussione con Kean su chi dovesse calciarlo. Alla fine, Gudmundsson ha preso il pallone e ha segnato, ma non finisce qui.

Pochi minuti dopo, alla Fiorentina è stato concesso un altro rigore e, anche se Kean aveva manifestato l’intenzione di calciarlo, il pallone è stato nuovamente preso da Gudmundsson, che ha realizzato il gol-vittoria. Lo sguardo di Kean, però, non è stato di certo dei più felici. Un altro esempio di come la competizione tra i compagni di squadra può influire sull’umore e sull’equilibrio di una squadra.

Quando l’ego prende il sopravvento: il caso Balotelli e Cavani-Neymar

Il caso che forse più di tutti ha dimostrato quanto il calcio possa essere un palcoscenico di egocentrismi è quello di Mario Balotelli e la sua “disputa” con Samuel Eto’o all’Inter. Durante una partita contro il Palermo, Balotelli cercò di calciare un rigore che, secondo le gerarchie interne, spettava proprio a Eto’o.

Quando l’ego prende il sopravvento: il caso Balotelli e Cavani-Neymar (Ansa Foto) – SerieAnews

A rimettere ordine ci pensò il capitano Javier Zanetti, che allontanò Balo per permettere a Eto’o di calciare il rigore. Un episodio che, seppur con una risoluzione rapida, mette in luce come anche la personalità di un singolo giocatore possa scombinare l’armonia di squadra.

E che dire di quanto accaduto qualche anno fa al Parigi Saint-Germain? In uno degli spogliatoi più ricchi di stelle del calcio mondiale, si scontrarono due “big” come Cavani e Neymar per decidere chi dovesse calciare il rigore. La disputa tra i due è diventata leggendaria, soprattutto per il carattere dei due protagonisti. Alla fine, l’uruguaiano Cavani ottenne il suo posto sul dischetto, ma il clima non era certo dei più sereni.

La leadership nel calcio è una questione delicata

Tutti questi episodi ci raccontano una storia più grande. Il calcio è fatto di passione, ma anche di gerarchie, ruoli e rispetto. La figura del rigorista, spesso, è fonte di discussione, soprattutto quando le dinamiche tra i giocatori si fanno più tese.

Ciò che sembra evidente è che, in certe circostanze, un po’ di tensione può nascere anche tra i compagni più affiatati. Ma in fondo, è proprio in questi momenti che si misura la vera forza di un gruppo: non tanto nei gol segnati, ma nell’abilità di risolvere i conflitti, dentro e fuori dal campo.

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