Un Ascoli in bianconero, un tecnico in balia del destino e un presidente che non conosce silenzi: la Flop Parade stavolta sembra scritta da un autore comico. Ma è tutto vero
C’è chi gioca male, chi è perseguitato dalla sfortuna, e poi c’è chi è semplicemente… Lotito. Tre figure diversissime tra loro, tre momenti che hanno fatto alzare più di un sopracciglio, e la sensazione che, tra una noia mortale, un palo e una risposta al call center, il calcio italiano sia riuscito ancora una volta a superare se stesso.
La Flop Parade di questa settimana non è solo una lista di chi ha fatto male: è anche una piccola raccolta di assurdità, tra chi non azzecca una scelta tecnica, chi lotta contro gli dei del calcio e chi… parla per ore con Vodafone.
Che la Juventus non sia uno spettacolo da mesi è noto. Ma ieri, nel turno infrasettimanale, si è toccato un nuovo fondo.
Squadra piatta, zero idee, ritmo inesistente. Una Juve da Ascoli anni ’90, ma senza nemmeno quella fame provinciale che a volte salvava il salvabile.
Igor Tudor, chiamato per dare una scossa, sembra aver tolto la corrente. Gioco noioso, cambi criptici, e una sensazione generale di fine ciclo che si respira forte come l’odore di fritto a una sagra di paese.
Forse l’idea di confermarlo per la prossima stagione va già messa nel cassetto. A chi crede ancora nel suo progetto, consigliamo di rivedersi la partita di ieri: funziona meglio del sonnifero.
Poi c’è lui, Eusebio Di Francesco, che ormai sembra allenare con un malocchio appeso sulla panchina. Arbitraggi discutibili, pali, traverse, gol sfiorati e palloni che escono di 3 centimetri.
Ogni settimana succede qualcosa, sempre qualcosa, che lo lascia lì a guardare il cielo con la faccia di uno che ormai si aspetta solo la pioggia. E dire che il suo Venezia gioca. E pure bene. Una squadra che sta prendendo un valore molto più alto rispetto all’inizio dell’anno non è una squadra che merita di retrocedere. Ma tra sfortuna cronica e dettagli che girano storti, il risultato è sempre lo stesso: niente punti, solo amaro in bocca.
Qui non serve una seduta tattica. Serve una macumba, o almeno una benedizione di squadra. Perché davvero, a questo punto, nemmeno la Dea Bendata si degna di guardarlo.
Infine, uno che non perde mai l’occasione di… essere Lotito. In settimana è circolato un video diventato subito virale: un tifoso lo chiama al cellulare (peraltro sgamando anche il suo numero, ma lasciamo perdere) e lui ci si mette a chiacchierare come se fosse un amico di vecchia data, con considerazioni sulla Lazio che probabilmente in un’intervista “normale” non rilascerebbe.
Ci viene da pensare che faccia la stessa cosa perfino coi call center. Non “grazie ma no grazie” come tutti gli altri, ma una conversazione approfondita: ci parla per ore, entra nel merito delle offerte, chiede dettagli. Nessuno al mondo, nel 2025, farebbe una cosa del genere. Nessuno tranne lui.
Lotito è un personaggio sui generis e sta già pensando al futuro della sua Lazio, ma forse il giorno in cui non farà parlare di sé sarà davvero un giorno sospetto. Ma intanto si prende un posto d’onore nella nostra rubrica. E pure il plauso del centralinista.
La Flop Parade di questa settimana sembra scritta da un autore di commedie surreali. Ma è tutto reale, parola per parola. Dalla Juve inguardabile alla jella di Eusebio, fino al teatro involontario di Lotito.
E voi? Chi avreste aggiunto a questa lista di follie calcistiche e non solo? Camelio ascolta. E risponde. Magari non ai call center, ma ai flop sì, sempre.
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