Una firma inattesa, un clima che resta sospeso. Firenze osserva, in attesa di capire se è davvero l’inizio di qualcosa. O solo un modo per prendere tempo. La sensazione è che il vero bivio sia ancora davanti
Non è mai il momento giusto, ma a volte certe notizie arrivano proprio quando nessuno se le aspetta. Né chi le legge, né chi le firma. Figurarsi se le aspetta chi ne è protagonista. E infatti Raffaele Palladino lo ha detto chiaro, senza farsi problemi: “Anche per me è stata una sorpresa”.
A Firenze, lo scenario sembrava ormai tracciato. Le voci erano nell’aria da settimane, e non serviva un esperto di mercato per intuire che tra Palladino e la Fiorentina si andava verso un saluto di fine stagione. Il feeling non c’era mai stato davvero. Qualche lampo, sì. Ma nessuna vera scintilla. E invece, ecco il colpo di scena.
La firma è arrivata all’improvviso, in punta di piedi. Nessuna festa, nessun annuncio in pompa magna. Una comunicazione sobria, quasi silenziosa. A darla, più che altro, è stato il diretto interessato. Anche perché a comunicare il rinnovo di Palladino è stato direttamente Rocco Commisso. Quello che, fin dall’inizio, ha protetto Palladino anche nei momenti più complicati. Quello che ha fatto da scudo quando il tecnico sembrava a un passo dal saltare.
Ecco allora che il rinnovo assume un sapore diverso. Meno progettuale, più simbolico. Un modo per dire: “Rimaniamo uniti fino alla fine dell’anno”. Per dare una scossa, forse. Per caricare il gruppo alla vigilia della semifinale europea. Ma non è detto che basti.
Che l’atmosfera non sia delle migliori appare evidente a tutti. Lo sanno i tifosi, che spesso hanno espresso insofferenza nonostante la stagione comunque molto positiva. Lo sa la società, che ha provato a ricompattarsi ma nella quale c’è più di qualcuno che non fa i salti di gioia. E lo sa soprattutto Palladino, che ha visto crescere i malumori in campo e fuori.
Lo sfogo di Nicolò Fagioli – ovviamente a caldo mentre era ancora in campo, quindi non fa veramente testo – è stato solo il campanello più vistoso. Ma le frizioni si annusavano da tempo. Anche le parole del tecnico a fine partita, quei mezzi rimproveri tra le righe, parlano da sole. E non serve nemmeno scavare troppo: c’è qualcosa che si è rotto, o meglio che non ha mai davvero attecchito. E quando un allenatore inizia a “parlare alla squadra” attraverso i microfoni, vuol dire che il cortocircuito è in corso.
Secondo le indiscrezioni che abbiamo raccolto, alla fine della stagione si metteranno tutte le carte in tavola, contratto o non contratto. E il paradosso è che, se Palladino dovesse davvero andar via, lo farebbe dopo un’annata più che dignitosa, e con parecchie richieste sul tavolo. Perché, al netto delle difficoltà, il suo profilo resta in ascesa. L’esperienza viola ha lasciato il segno, e non sono poche le squadre che lo osservano da vicino.
E allora sì, oggi c’è un rinnovo. Ma domani chissà. Perché quello tra Palladino e la Fiorentina somiglia più a un armistizio che a una vera pace. E i veri verdetti, come spesso accade nel calcio, arriveranno quando i riflettori si spegneranno.
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