La squadra bianconera non è andata oltre l’1-1 contro la Lazio nella sfida Champions: con la gestione Tudor è emerso un problema enorme
Succede tutto all’ultimo respiro. Un’altra volta. Juventus e Lazio si giocano la vita sportiva in un match che profuma di Champions, e quando i bianconeri già assaporavano tre punti pesantissimi, ecco il colpo di scena: Vecino gela tutti al 96’ e firma l’1-1.
Una doccia fredda per Tudor, che rischia di compromettere una rincorsa già traballante al quarto posto. Ma se l’episodio finale fa male, è il contesto che preoccupa. Perché la Juventus che prende gol nel recupero è la stessa che, sempre più spesso, si ritrova con un uomo in meno. E allora forse è il caso di fermarsi un attimo e chiedersi: cosa sta succedendo davvero?
Da quando Igor Tudor è sulla panchina della Juventus, i numeri raccontano una storia ben diversa da quella a cui ci aveva abituato Thiago Motta. Il dato più eclatante? I cartellini rossi. In appena sette partite, i bianconeri ne hanno collezionati due: Yildiz contro il Monza, Kalulu con la Lazio.
Non si tratta di falli tattici o doppie ammonizioni, ma di espulsioni dirette, per condotta violenta. E il trend non migliora se allarghiamo il campo ai cartellini gialli: si è passati da una media di 1,72 a partita con Motta a 2,42 sotto Tudor. Un aumento del 40%, che non può essere solo una coincidenza.
Forse è l’impostazione del gioco, forse una diversa gestione emotiva della partita, o forse – semplicemente – un segnale che qualcosa a livello mentale non gira come dovrebbe.
Ma i cartellini sono solo un sintomo. Il vero problema, forse, è più profondo e riguarda la tenuta mentale della squadra. La rete di Vecino è solo l’ultima di una lunga serie: in questa stagione, da situazione di vantaggio, la Juve ha perso ben 23 punti. Solo Venezia e Como hanno fatto peggio in tutta la Serie A.
Dall’altra parte c’è il Milan, che da situazioni di svantaggio ha recuperato 22 punti. Questi numeri parlano chiaro: la Juventus fatica a gestire, a soffrire, a chiudere le partite. Non basta andare avanti, serve reggere la pressione.
E lì viene fuori tutto: la mancanza di esperienza in alcuni ruoli chiave, l’assenza di una vera guida in campo, e quel nervosismo crescente che porta al fallo evitabile, alla protesta inutile, al rosso gratuito. Tudor ha chiesto carattere e identità, ma la squadra sembra ancora lontana dal rispondere presente.
E a questo punto, la vera domanda non è solo come arrivare in Champions League, ma se questa Juventus sia davvero pronta, oggi, a giocarsela ad alti livelli. O se serva un cambio di rotta ancora più profondo.
La sensazione è che non bastino più i discorsi motivazionali. Servono scelte, serve un progetto chiaro. E forse, prima ancora, serve capire chi può davvero reggere il peso di quella maglia quando il cronometro segna 90’ e tutto è ancora in bilico.
Gli azzurri non sono andati oltre il 2-2 contro il Genoa al Maradona. L'Inter ha…
I parigini avranno un impegno importante prima della finalissima e un dettaglio in vista della…
La Juventus non è andata oltre l'1-1 contro la Lazio nell'ultimo turno di campionato: il…
Il centrocampista in uscita dal Manchester City si starebbe avvicinando sempre più agli azzurri, ma…
Un lampo da fuori area ha cambiato il sabato e forse anche il suo futuro.…
Tempo di Clasico in Spagna, l'ultimo di Carlo Ancelotti come tecnico del Real Madrid: poi…