L’allenatore è stato ufficializzato dopo la disfatta nel Clasico, attraverso un comunicato sulle pagine ufficiali della nazionale: già raggiunto un record prima ancora di iniziare
Ora è ufficiale: Carlo Ancelotti è diventato il nuovo allenatore del Brasile. Dopo la sconfitta contro il Barcellona dello scorso weekend, che ha consegnato la Liga ai catalani, la nazionale sudamericana ha potuto pubblicare l’annuncio ufficiale sulle proprie pagine social e sul sito. Una notizia che era nell’aria già da diverse settimane, ma che aveva subito una pesante frenata.
Non erano mancate persino le smentite dell’approdo di Ancelotti alla Seleçao, ma a stagione praticamente conclusa, i rumors si sono trasformati in realtà. Il tecnico di Reggiolo chiude quindi definitivamente la sua seconda avventura al Real Madrid, dopo 4 anni e con 15 trofei vinti nelle sue due esperienze sulla panchina dei Blancos. Numeri clamorosi, che hanno spinto il Brasile a chiamarlo per tornare a vincere.
Senza ancora aver debuttato, Carlo Ancelotti ha già scritto un primato nella storia del Brasile. Si tratta infatti del primo allenatore non brasiliano ad allenare la nazionale verde-oro da sempre.
Negli anni ’50 Vicente Feola possedeva anche la nazionalità italiana, ma era nato a San Paolo. Negli anni ’90 toccò a Falcao, anche lui con nazionalità anche italiana, ma nato sempre in Brasile. Persino Scolari possedeva il doppio passaporto, ma era brasiliano praticamente al 100%.
Carlo Ancelotti, dunque, è il primo commissario tecnico nella storia del Brasile a non possedere alcun tipo di passaporto o origine brasiliana. L’allenatore italiano più vincente di sempre ha quindi già scritto un capitolo importante della leggendaria nazionale, quella con il maggior numero di Mondiali vinti.
Solo uno come Re Carlo poteva caricarsi di una tale responsabilità: riportare il Brasile al successo. C’è riuscito con il Real, facendo alzare la “Decima”, quella Champions maledetta che non arrivava mai. Da lì ha dato vita ad un periodo d’oro per gli spagnoli.
Ora sarà tempo di una nazionale, per la prima volta da primo allenatore nella sua carriera (era stato vice di Sacchi agli esordi come tecnico ndr). Un’investitura importantissima, che lo metterà alla prova già ai Mondiali nel 2026 proprio in America.
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