Non sempre servono parole per capire chi si ha davanti. A volte basta un gesto, silenzioso ma potente. Così Gattuso ha lasciato il segno, prima ancora di diventare ct. E ora, l’Italia può ripartire anche da questo
Gennaro Gattuso ha appena iniziato la sua avventura da ct della Nazionale Italiana. Un cerchio che si chiude: da leader in campo dell’Italia campione del mondo 2006 a leader fuori dal campo, vent’anni dopo. Quella stessa Nazionale che adesso proverà a riportare ai Mondiali. Cosa che, incredibilmente, manca da dodici anni. E detta così fa ancora più rumore.
Eppure, era difficile immaginarselo in panchina, quel giorno a Berlino con la Coppa alzata al cielo. Ma di acqua ne è passata sotto i ponti, e di storie ne ha scritte parecchie. Gattuso è diventato allenatore, ha girato tanto, ha fatto esperienze in Italia e all’estero. Ha avuto i suoi alti e bassi, certo. Però qualche soddisfazione se l’è tolta. Ora si ritrova davanti alla sfida più grande. Ma non è la prima volta che ha dovuto rimettere tutto in gioco.
A Napoli ci è arrivato nel 2019, per sostituire Carlo Ancelotti. Un contesto surreale. Una squadra smarrita, un ambiente teso, una città che aspettava risposte. E poi il Covid, la pandemia, gli stadi vuoti. Cose che hanno cambiato tutto. In mezzo, una Coppa Italia portata a casa, un trofeo che non sembrava possibile dopo un inizio così complicato.
Poi l’anno dopo è andato come è andato: problemi, caos, la corsa Champions sfumata all’ultima giornata con quel pareggio col Verona che ha fatto male a tutti. E l’inevitabile addio. Ma nonostante tutto, il Gattuso uomo ha lasciato ricordi anche migliori del Gattuso allenatore. E non è una frase fatta.
A dirlo è anche chi a Napoli ci ha lavorato per più di quarant’anni, come Tommaso Starace. Lo storico magazziniere azzurro, andato da poco in pensione, ha raccontato un episodio rimasto sotto traccia. Una cosa che non era mai uscita così, in modo diretto. E che dice tanto.
Starace ha raccontato in un’intervista a Fanpage che durante il lockdown lo staff non poteva lavorare. E quindi nemmeno essere pagato. Ma Gattuso, insieme ai giocatori, organizzò una colletta. Per permettere a tutti loro, magazzinieri, fisioterapisti, collaboratori, di ricevere comunque qualcosa. “Gattuso è una persona immensa”, ha detto Starace.
Un episodio piccolo solo in apparenza, perché in fondo racconta chi è davvero Rino. Uno che magari non sarà mai ricordato per essere il nuovo Guardiola, ma che sa cosa significa avere un gruppo. E cosa vuol dire prendersene cura. Ora che si ritrova alla guida dell’Italia, forse non serve neanche sottolinearlo. Gattuso è uno che si fa seguire, più con l’esempio che con le parole. E magari proprio per questo può dare una scossa. Non solo in campo, ma anche nello spirito.
La Nazionale arriva da un periodo complicato, di delusioni su delusioni. Serve qualcosa di forte, di diverso. E forse Gattuso, con i suoi limiti e la sua autenticità, è quello che ci voleva. Uno che non finge, non fa calcoli, e che in certi momenti sa mettersi da parte per pensare agli altri. Poi certo, ci sarà il campo. E il campo parlerà, com’è giusto che sia. Ma intanto, un primo segnale, Rino l’ha già dato. Anni fa, in silenzio. E chi ha memoria, se lo ricorda bene.
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