Tre matricole in cerca d’autore, un’unica bancarella azzurra: viaggio tra ambizioni, colpi di scena e vecchie glorie pronte a ricominciare sotto altre insegne
La luce calda di giugno non tradisce: basta sporgersi sul binario del calciomercato per vedere tre matricole che agitano la mano al primo treno che passa. Non cercano un posto in prima classe, ma i sedili robusti di chi è già abituato alle scosse della Serie A. La fermata più affollata? Quella di Castel Volturno: lì il Napoli ha parcheggiato un bel po’ di “usato sicuro”, in attesa che qualcuno si faccia avanti con il gettone giusto.
Mettendo in fila i nomi salta fuori una lista quasi monotematica. Sei o sette profili, tutti legati in qualche modo al Napoli, pronti a cambiare targa senza allontanarsi troppo dalla Campania calcistica. De Laurentiis gioca la carta del prestito con diritto di riscatto: alleggerisce il monte salari, mantiene il controllo, spera nella plusvalenza fra dodici mesi.
Le neopromosse, dal canto loro, pescano esperienza d’alta classifica a costi umani e, ciliegina, intessono rapporti privilegiati con uno dei vivai più reattivi della penisola. È un equilibrio strano, da mercatino rionale: chi arriva per primo strappa il pezzo migliore, chi temporeggia rischia di tornare a casa con il sacchetto leggero.
E quindi, fra Cremonese, Pisa e Sassuolo, vediamo chi si sta già muovendo e come.
Nelle stanze grigiorosse si respira quel profumo di casa appena imbiancata: fresco, ma ancora senza mobili. Il primo arredo sarà la panchina: Davide Nicola piace perché sa come si riparano le fughe d’ossigeno nei bassifondi, mentre Marco Giampaolo resta un piano B di qualità. Occhio anche a Vanoli, fresco svincolato dal Torino,.
Nel frattempo, il d.s. Giacchetta riempie il carrello con pezzi dai 20 ai 23 anni: Federico Bonini dal Catanzaro per mettere bulloni al centro, Nosa Obaretin (scuola Napoli) per avere un marcatore che sa anche impostare, e Alessandro Marcandalli se il Genoa darà il via. Sull’altra corsia occhieggia Davide Faraoni, il “veterano di quartiere” che non fa mai domande quando c’è da spingere. A centrocampo, l’idea Ebrima Darboe assomiglia a un coltellino svizzero: taglia, punge, arieggia il gioco con pochi tocchi.
L’addio di Filippo Inzaghi è ancora fresco, ma a Pisa si ragiona come chi cambia chef senza voler riscrivere tutto il menù. Alberto Gilardino è il nome cerchiato in pennarello: stesso sangue da bomber, ma mano da allenatore-sarto. Dietro servono centimetri: trattativa viva per Pawel Dawidowicz, mentre il norvegese Ostigard – anche lui ex Napoli – piace perché conosce già l’odore del campionato italiano.
E davanti? Si flirta con la nostalgia: Giovanni Simeone provocherebbe brividi identitari sotto la Torre, ma l’ingaggio fa dare un’occhiata al portafoglio prima di ogni telefonata. Alternative più abbordabili: Gennaro Borrelli (Brescia) e Lorenzo Colombo (Milan, reduce da Empoli). Sulle fasce spunta la doppia pista azzurra: Pasquale Mazzocchi a destra, Alessio Zerbin a sinistra, due jolly rubati alla vetrina partenopea.
A Reggio Emilia si parte da una certezza: Fabio Grosso resta al timone. L’obiettivo primario è un mancino che faccia la fascia come una pista d’atletica: piace il tedesco-ghanese Derrick Kohn ma in pole c’è Mehdi Dorval, esterno del Bari di proprietà di De Laurentiis che ha fatto benissimo quest’anno in Serie B. Sul lato opposto intriga Alessandro Zanoli, altro gioiello pronto a uscire dal caveau di Napoli, di ritorno dal Genoa.
Nel mezzo rimbalza il nome di Drissa Camara (Parma), mentre si sogna il ritorno di Hamed Junior Traoré(anche lui ex Napoli) per dare fosforo e qualche dribbling al buio. Capitolo portieri: la suggestione Jonathan Klinsmann ha un cognome ingombrante, ma mani educatissime. Tenere Berardi e Laurienté? Quella sarà una trattativa parallela, forse la più complicata.
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