Un progetto nuovo ha bisogno di pilastri solidi. E l’Inter adesso ne ha la certezza: a centrocampo potrà contare su una colonna fondamentale
C’è un’aria diversa ad Appiano, e non solo perché è cambiato l’allenatore. L’arrivo di Cristian Chivu ha portato una ventata di novità, idee fresche e una filosofia che punta a rinnovare, anche anagraficamente, la rosa.
Il centrocampo, in particolare, è una zona dove servirà correre più degli altri, e per farlo l’Inter ha cominciato a guardarsi attorno. Giovani, mezzali dinamiche, profili futuribili. Ma in questo piano di rigenerazione c’è un punto fermo che, a un certo punto, si temeva di perdere.
Per mesi, senza proclami, ha lasciato intendere che il suo tempo potesse essere finito. Qualche frase a metà, una stanchezza che si sentiva più nei toni che nelle gambe. E invece no. “Ho un anno di contratto. Se non mi cacciano, resto”, ha detto con un sorriso. Dietro quella battuta, una conferma che vale quanto un acquisto.
Henrik Mkhitaryan non è uno di quelli che parlano tanto. Anzi. “Se parlo, lo faccio per il bene della squadra”, ha detto. E non è un modo di dire. Perché in un gruppo pieno di talenti, di personalità forti e di ego da gestire, serve anche chi sa essere guida silenziosa. Uno che ascolta, che osserva, e quando apre bocca lo fa con la lucidità di chi ha vissuto mille spogliatoi, e mille battaglie.
L’Inter si affaccia a una nuova stagione con un allenatore nuovo, idee nuove e soprattutto l’urgenza di cancellare la ferita lasciata da quella finale. Ma anche lì, senza piagnistei. “La cicatrice resta”, dice, senza troppi giri di parole. E poi si volta in avanti, come fanno quelli che sanno che vivere nel rimpianto è il modo più veloce per farsi superare.
Ora c’è Christian Chivu a dettare le regole, e ‘Mikhi’ è già lì, pronto ad ascoltare. “Mi trovo bene, è serio ma simpatico. Fin dal primo allenamento si è vista la sua impronta”. Nessuna pretesa da senatore, nessuna voglia di mettersi al di sopra del gruppo. C’è da imparare un nuovo modo di stare in campo? Si impara. Punto.
Eppure, dentro quella disponibilità c’è anche la consapevolezza che questa potrebbe essere davvero l’ultima corsa. Lo dice lui, con una serenità quasi disarmante. Ma fa anche capire che nel progetto di ringiovanimento dell’Inter per adesso non ci sarà anche lui.
Niente ritorni romantici in patria, nessuna fuga dorata verso l’Arabia. “Non voglio abbassare il livello. Amo il calcio per il gioco, non per i soldi”. Una dichiarazione che oggi, in un mercato fatto di cifre fuori scala e colpi di scena settimanali, vale quasi come una poesia.
Sarà l’ultima stagione, forse. Ma sarà anche l’ennesima in cui darà tutto. Non per i riflettori, ma per se stesso. Per chi ancora si sveglia con voglia di allenarsi, per chi non vuole andarsene con il rimpianto di averlo fatto troppo presto. In un mondo che corre, Mkhitaryan resta. E questo, sì, è un piccolo grande colpo di mercato.
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