Il portiere 13enne picchiato e quel corto circuito del “tutti heel”: e adesso?

Un 13enne picchiato, un padre fuori controllo e una comunità che prima abbraccia e poi condanna. Nel mezzo, il calcio che riflette sul confine fragile tra eroi e colpevoli

Rissa di Collegno dove un portiere 13enne è stato picchiato da un 40enne
Il portiere 13enne picchiato e quel corto circuito del “tutti heel”: e adesso? (Video Screenshot) – serieanews.com

Una delle notizie della settimana è questa, ormai la conoscete tutti. Siamo a Collegno, in Piemonte, in un torneo giovanile Under 14. Succede quello che – purtroppo – succede molto spesso in ogni tipo di campetto, a qualsiasi latitudine e a qualsiasi età: un’esultanza sbagliata, gli animi che si scaldano, la rissa che si accende.

Ma questa è una rissa diversa perché entra in campo un elemento che spariglia le carte: fra 13enni che si picchiano fra loro entra in campo all’improvviso un uomo sulla quarantina, papà di uno dei ragazzi in campo. Scavalca la recinzione, corre come un matto verso il portiere avversario e lo colpisce, ripetutamente, con una furia pazzesca.

Il portierino si chiama Thomas e finisce all’ospedale con diverse fratture e contusioni, anche piuttosto gravi. Inevitabile e sacrosanta l’indignazione di tutti noi nell’apprendere che un ragazzino di 13 anni era stato pestato da un signore di 40 che è stato giustamente punito e probabilmente non potrà mai più mettere piede nei pressi di un campo di calcio. Giusto così, e speriamo accada davvero.

L’invito a Coverciano e la solidarietà di Buffon e Donnarumma

La conseguenza è quella che ci si può aspettare in questi casi: la vittima diventa un giovane eroe e per diversi giorni riceve coccole da tutta Italia, anche dai suoi idoli.

Gianluigi Buffon con un'espressione preoccupata
L’invito a Coverciano e la solidarietà di Buffon e Donnarumma (AnsaFoto) – serieanews.com

Gigi Buffon gli riserva un pensiero speciale, Dino Zoff gli manda un abbraccio, Donnarumma lo invita addirittura a Coverciano. La solidarietà è trasversale e mossa dall’umana compassione per un ragazzo che si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Forse.

E poi? Poi arriva il plot twist. Inaspettato, o forse neppure tanto, considerato il contesto.

In questa storia il colpo di scena ricorda un po’ quelli del wrestling, quando improvvisamente i lottatori decidono di saltare la barricata e trasformarsi da eroi buoni (good) a cattivi (heel): più o meno è ciò che è accaduto anche al giovane Thomas che in un attimo è passato da piccolo eroe al cattivo della storia.

Thomas, il portiere picchiato(re): da Coverciano alla gogna pubblica

In realtà, mossi da un comprensibile e umano coinvolgimento emotivo, non ci eravamo fatti tante domande sull’episodio, che poi è venuto fuori in tutta la sua ecumenica bestialità. Il video completo della rissa e la ricostruzione della giustizia sportiva fa luce sulla vera dinamica dei fatti, definita dal giudice un “evento spregevole”. E no, Thomas non è un eroe manco per niente.

La rissa l’ha innescata proprio lui, che peraltro aveva già dei precedenti per lo stesso motivo, e in tutta la vicenda è sembrato il più colpevole di tutti. Almeno fra i minorenni.

Quindi, lungi dall’essere beatificato, Thomas è passato dall’invito a Coverciano – che è stato puntualmente ritirato – alla gogna pubblica. Ma è giusto adesso dare addosso ad un 13enne che, per quanto violento, resta comunque un ragazzino?

La risposta è no, ed è la stessa risposta da dare a chi adesso vorrebbe riabilitare il papà picchiatore. Ora gli attori di questa storia hanno tutti una grande occasione ma soprattutto ce l’ha Thomas, che in questo caos non avrà avuto ancora il tempo di riflettere.

Lo faccia, magari aiutato da qualcuno bravo, e si renda conto che la violenza genera violenza e non porta mai a niente di buono, soprattutto nel calcio. Per Coverciano ci sarà tempo e modo, magari quando sarà diventato più bravo ad usare le mani per parare e meno per picchiare. In fondo a 13 anni c’è tanto spazio per capire e cambiare.

Forse un po’ meno a 40. No, chi ha picchiato un pre-adolescente non ha meno colpe solo perché questo era un “heel” a sua volta. Certo, c’è speranza per tutti, e speriamo quindi che il trauma serva anche a lui per capire cosa ha fatto e a non farlo più, dentro ma anche fuori dal campo.

Il mondo fa già schifo per conto suo, fare schifo anche noi per un pallone che rotola è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Lo capisca Thomas, lo capisca il papà violento, lo capisca chiunque si sia imbattuto in questa brutta storia. Dal letame, dice il saggio, nascono i fiori: speriamo questo sia uno di quei casi.

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