Un parcheggio a Malpensa, una notte diversa da tutte: lì Cassano ha rischiato davvero di morire. Una storia di paura, coraggio e gratitudine
Antonio Cassano ha rischiato seriamente di morire. Questo racconto stona molto con l’immagine che abbiamo del grande talento barese, sempre sorridente e spensierato, eppure per un momento ha davvero rischiato la vita.
Cassano all’epoca aveva solo 30 anni ed era ancora all’apice della carriera, ma un malore fu l’avvisaglia di qualcosa di più importante. Solo il tempestivo intervento dell’allora medico sociale del Milan scongiurò qualcosa di più grave, e il suo racconto a rileggerlo oggi mette i brividi.
Rodolfo “Rudy” Tavana, ex medico sociale del Milan, lo ricorda così alla Gazzetta: “Atterrati a Malpensa dopo una trasferta a Roma, Thiago Silva venne da me: ‘Dottore, Cassano non sta bene, è confuso’. Con il dottor Mazzoni lo trovammo al parcheggio”.
In quel momento solo la lucidità del dottor Tavana ha scongiurato il peggio: “Antonio voleva guidare per tornare a casa – racconta – Gli facemmo i test neurologici di base, c’era qualcosa che non andava. Gli dissi: ‘Sali, ma l’auto la guida Mazzoni che ti porta al Policlinico’”
È lì che si capisce che è una corsa contro il tempo. “Non sapevamo cosa fosse: poteva essere un’ischemia. Dovevamo stringere i tempi per limitare i danni. Mazzoni rimase a dormire con lui in stanza, non dev’essere stata una notte facile. Poi gli accertamenti stabilirono che era un problema neurologico legato al cuore. Cassano venne operato, guaio risolto, idoneità restituita”.
Cassano salvato dal dottor Tavana: la sua storia dopo quel momento
Il calcio torna, ma con un altro volto: non il talento, ma la vita che riprende. E c’è pure il grazie, storto e affettuoso, di Antonio: “Cassano mi ringraziò a modo suo: ‘Nel parcheggio, la tua autorevolezza mi ha costretto a obbedire’”.
Tavana ricorda anche un precedente. “Anni prima era capitato a Egidio Calloni, ex attaccante del Milan. Anche lui ebbe un malore simile, una volta mentre guidava. Uscì di strada, si salvò. Due volte, gli andò bene”. Storie parallele con la stessa morale: tagliare i minuti per salvare i giorni.
Il resto lo conosciamo. Cassano torna in campo e si riprende la scena. Con la Nazionale arriva fino alla finale di Euro 2012: segna, inventa, si diverte. Sembra scritto dal destino: ti ferma il cuore, tu rispondi col gioco.
La sua carriera è un film che tutti hanno visto: il ragazzino di Bari Vecchia che incanta al San Nicola, i lampi alla Roma, il Real Madrid, la rinascita con la Samp, il Milan, l’Inter, il Parma, di nuovo Genova. Genio e sregolatezza, ma anche il talento puro di chi sposta una partita con una giocata.
E oggi? Antonio è rimasto Antonio. Commenti senza filtro, battute che spiazzano tra studi tv e dirette streaming. Dopo la Bobo TV, continua a girare tra microfoni e piattaforme, con la stessa istintività con cui attaccava l’area: non sempre accomodante, mai banale.
Ogni tanto lo si vede su un campo di padel, spesso torna a Bari, con quella nostalgia buona di chi sa da dove viene. Sempre con la stessa idea di calcio: o lo ami, o ti arrendi.