Un percorso legale finisce, un impegno sociale continua. Dentro spogliatoi senza telecamere, la scelta più semplice diventa anche la più impegnativa
Ci sono storie che iniziano lontano dai riflettori. Un campo di calcetto spoglio. Poche panche. Voci di bambini che si accendono quando arriva un adulto disposto a fermarsi, spiegare, ascoltare. Qui la fama non serve. Conta solo chi ti sta davanti e il tempo che decidi di dedicargli.
La giustizia a volte assomiglia a questo. Non solo sanzione, ma percorso. In Italia esiste la “messa alla prova”, uno strumento che affida alla responsabilità personale la chance di riparare. Il codice penale, con l’art. 168-bis, permette a chi ha commesso un reato di svolgere lavori utili e seguire un programma serio.
Se il percorso va bene, il giudice dichiara il reato estinto. Il Ministero della Giustizia lo spiega in modo chiaro: è una strada di impegno concreto, non un favore. C’è un altro pezzo di contesto: l’alcol alla guida. La “guida in ebbrezza” è disciplinata dall’art. 186 del Codice della Strada, che prevede sanzioni severe.
Dietro le regole ci sono dati e dolore. I rapporti Istat sui sinistri stradali ricordano quanto l’attenzione alla sicurezza resti urgente. Non serve retorica: basta pensare a quante volte un volante impugnato con leggerezza cambia destini.
Ed è qui che la storia prende forma. L’attaccante di cui parliamo è Balotelli. Il suo percorso giudiziario per guida in stato di ebbrezza si è chiuso con un verdetto preciso: reato estinto a seguito della messa alla prova. Il calciatore ha svolto volontariato con i bambini per un’associazione del territorio.
E ha deciso di continuare a farlo anche dopo la fine del programma. Non sono stati diffusi dettagli ufficiali sul nome dell’associazione né sulla frequenza delle attività; al momento non ci sono informazioni verificate su questi aspetti. Il dato certo è la scelta: restare accanto ai più piccoli anche senza obblighi di tribunale.
Chi frequenta i progetti educativi lo sa: spiegare il gioco di squadra, gestire una sconfitta, offrire un esempio di disciplina possono valere quanto una lezione in aula. Nel mondo del calcio si parla spesso di “terzo tempo”; qui il terzo tempo diventa impegno civico. La decisione di Balotelli di proseguire nell’attività di volontariato sposta il baricentro dal gesto che ha portato al processo al gesto che costruisce fiducia. Non cancella l’errore, ma lo attraversa.
Sul piano giuridico, l’“estinzione del reato” non equivale a una minimizzazione. Significa che il procedimento si chiude in modo favorevole dopo l’adempimento del programma. Sul piano umano, la continuità nel servizio dice che non tutto finisce al fischio finale. Un calciatore che sceglie di restare in oratorio o in palestra con i ragazzi manda un messaggio semplice: si può imparare e si può restituire.
Resta una domanda, più grande del singolo caso: se la giustizia riparativa funziona sul campo, perché non farla diventare parte stabile del racconto sportivo? Forse lì, tra una pettorina sudata e un cinque battuto a fine allenamento, passa una riga di futuro che vale la pena seguire.
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