Sabatini, ex ds della Roma, su Tiago Pinto: “Non è un mio collega. Nella sua società faceva altro. Non parlavo più con Pallotta”
Walter Sabatini, ex ds della Roma e direttore dell’area tecnica del Bologna, è intervenuto alla trasmissione ‘Il Tribunale delle Romane’.
“Domenica c’è Roma Bologna: una grande partita per me e per tutta la città di Bologna. Perché la Roma stenta in campionato? Ho visto una squadra forte che gioca un calcio affascinante, verticale, mortifero. Per le caratteristiche dei giocatori e per le indicazioni di Fonseca. Per quello che ho visto, il tecnico meriterebbe la riconferma. Poi, non conosco le discussioni interne. Difficile capire con chi devi parlare nella Roma.
Non conoscevo Tiago Pinto. Non abbiamo esigenza di parlare con la Roma e la Roma non ha esigenza di parlare con noi, anche se alcuni dei nostri giocatori, per qualità tecniche, potrebbero tranquillamente vestire la maglia giallorossa. Forse domenica a Roma avranno modo di conoscere meglio i nostri giocatori”.
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“Ad uno come Dzeko – continua Sabatini – mai avrei pensato di togliere la fascia di capitano. Anche se non conosco le vicende interne. Lo conosco bene e non può aver fatto una cosa così grave da essere degradato. Ieri ha dimostrato il suo valore”.
Poi, a Sabatini viene chiesto: “Alla Roma manca un uomo di calcio? Senza nulla togliere al suo collega Pinto…”. La risposta è netta: “A onor del vero Pinto non è un mio collega. Nella sua società faceva altro. Se la Roma l’ha preso perché ritiene che possa fare un doppio o triplo ruolo va bene. Ma io conosco la piazza di Roma e penso che un front man serva. Ogni volta che andavo a Trigoria dovevo fronteggiare, non sempre in modo dialettico, dovevo fronteggiare diversi tifosi. Roma è una piazza che va fronteggiata, alla quale vanno date spiegazioni. Il silenzio attuale non mi sembra corretto verso la città. Il tifoso della Roma è generoso, appassionato”.
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“Sono andato via da Roma – spiega Sabatini – per un motivo molto semplice: non parlavo più con Pallotta. L’entusiasmo con cui si esprime su di me ora? All’epoca il suo entusiasmo era più fievole. Ma non voglio parlare di Pallotta. Forse avremmo dovuto aiutarlo di più. Roma non è raggirabile. Nessuno può raggirare Roma e io sono stato il più bravo di tutti perché non raggiravo nessuno. Alla Roma non torno. La Roma ha bisogno di idee, di impatto mediatico. Non ho più il vigore che avevo”.
Poi, il retroscena su Allegri: “Non onorò un impegno che aveva con la Roma. Decise di non venire, pazienza. Ci organizzammo con altri tecnici: Garcia fece molto bene, il genio Spalletti fece 87 punti…Io rispettavo Luciano, ma io ho sempre protetto i miei allenatori fino all’inverosimile, a volte anche sbagliando. In quel momento c’era Garcia e io volevo proteggerlo, poi uscì fuori la fandonia che non volevo Spalletti”
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