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Pelè su Maradona: “Io segnavo in tutti i modi, lui no”

Scritto da
Marco Russo

Ospite di eccezione a “Che tempo che fa”. Intervistato ai microfoni Rai da Fabio Fazio nientemeno che Edson Pelè, O’Rey.

Edson Arantes do Nascimiento. Questo il nome dell’ultimo ospite della trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”. Il programma, condotto da Fabio Fazio, è stato in grado di mettere a segno un grande colpo per gli amanti del calcio, invitando colui che è noto ai più come Pelè.

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O’Rey si è presentato in collegamento dal Brasile, ed è sembrato il solito Pelè. Gentile, positivo ed allegro. Non a caso la prima battuta è stata relativa alla opportunità di chiamarlo signore: “Non fatelo, mi fa sentire vecchio”. Questo è Pelè, 80 anni e 1283 gol segnati in carriera, un uomo che non ha mai perso di vista le proprie priorità, fra cui risaltano la gioia e l’umiltà. “Vi racconto perché mio padre mi disse che ci vuole fegato per fare il calciatore. Ora si parla di grinta. A quei tempi si diceva così perché il fegato è importante, soprattutto per chi beve tanto”, una battuta amara, addolcita dal suo sorriso buono.

In diretta da Santos, colui che da moltissimi appassionati è considerato il più grande calciatore di tutti i tempi, si apre raccontando il suo passato, i sogni che ha inseguito sul suo percorso che l’ha portato a diventare leggenda. Si parla molto del padre di Pelè, Dondinho, ex calciatore di Atletico Mineiro e Vasco da Gama: “Mio papà giocava, aveva il numero 9, faceva il centravanti, segnò tanti gol di testa, una volta ne fece 5 tutti di testa. A Dio chiedevo di essere uguale a lui. Per questo mi commuovo quando parlo di questo, e ringrazio Dio. Uno dei consigli più importanti che mi ha dato, non solo per lo sport, fu di non pensare di essere migliore degli altri”. La commozione nel racconto del campionissimo è visibile, così come il sorriso che non lo abbandonerà per tutta la durata dell’intervista.

L’intervista di Fazio mette in mostra l’umanità di un personaggio leggendario

Pelè e Maradona (Getty Images)

Il racconto prosegue con le origini del suo nome, di cui va molto fiero: “Pelè non mi piaceva, mi chiamo Edson, in onore di Thomas Edison. Mi chiamarono così perché nell’anno in cui nacqui arrivò la luce nel mio paese”. La regia Rai non dimentica di riproporre alcune delle giocate migliori di Pelè, che ammette di far fatica a riguardare le sue prodezze senza commuoversi. Si arriva dunque a parlare del mondiale svedese del ’58, anno in cui O’Rey venne convocato nonostante avesse solo 16 anni: “Fu una sorpresa venire convocato a 16 anni per il Mondiale in Svezia. Non pensavo fossero tutti così diversi da noi quando sbarcammo. Non c’erano neri, e mi chiedevo che Paese fosse senza neri. Poi mi hanno spiegato. Fu un cambiamento incredibile nella mia vita. Mi dicevano che ero troppo giovane, che era una finale, che ci guardava tutto il mondo. Oggi mi dico quanto è stato buono Dio con me a darmi la forza di un adulto in quell’occasione“.

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Dopo aver mostrato un video messaggio a lui rivoltogli da Gianni Rivera, nel quale l’ex azzurro dice di provare una certa nostalgia per il calcio che fu, aggiungendo che Pelè è stato forse il migliore di tutti, e dopo aver disquisito su quanti, dei 1283 gol totali, ricorda, compaiono sullo schermo di “Che tempo che fa” delle foto che lo vedono ritratto in compagnia di Diego Armando Maradona, il primo “rivale” nel cuore degli appassionati nella corsa all’ipotetico trono del migliore di sempre, un titolo che sembra dover essere assegnato (di questi tempi) in ogni sport. Edson parla in tutta onestà del rapporto con Diego: “A volte ci incontravamo, anche se non eravamo intimi amici”. Poi regala qualche dettaglio più intimo: “Scherzavamo: “Dicono che sei più forte di me, ma io faccio gol di destro, testa, sinistro. Tu no. Ma siamo tutti uguali davanti a Dio”.

L’intervista di Fazio si completa con le immagini del millesimo gol segnato contro il Vasco da Gama al Maracanà e la conseguente festa (con tanto di invasione di campo), stando alle sue parole completamente inaspettata.

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