Sinisa Mihajlovic ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha trattato tanti temi: dalla permanenza al Bologna alle proposte mai arrivate di Juventus e Inter.
Mihajlovic resta al Bologna e alza anche l’asticella per la crescita della squadra. “Vorrei che la prossima stagione possa essere definita la scalata perché l’obiettivo dev’essere scalare posizioni, rilanciare le nostre ambizioni, far divertire i nostri tifosi e chiudere il prossimo campionato nella parte sinistra della classifica”.
Sinisa ha ribadito il suo amore per Bologna: “Ho ricevuto tanto ma ho dato tutto, ho allenato tra una chemio e l’altra. Avevo difese immunitarie bassissime, sono andato in panchina più morto che vivo. Capisco che un malato di leucemia unisca tutti senza se e senza ma, poi quando finisce la malattia torni ad essere un allenatore di calcio e magari anche quello stronzo arrogante di Mihajlovic”
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Dopo il percorso al Bologna, in cui ha messo in mostra un buon calcio e valorizzato i giocatori, Mihajlovic aveva l’ambizione d’alzare l’asticella. È umano, legittimo e si percepisce dalle sue parole: “Non ho preso tempo per trattare con altri club, l’ad Fenucci ha programmato l’appuntamento per il 1 giugno in modo da consentire a tutti di recuperare le energie dopo una stagione così stressante, per me ci saremmo potuti vedere anche prima”
Il pensiero di andare altrove c’è stato: “Se mi avessero chiamato Inter e Juventus, non avrei rifiutato, non sono ipocrita. Il Bologna, però, per tutto ciò che rappresenta per me non sarà mai un piano B”.
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Lo sguardo verso le big c’è stato, lo dimostra un pensiero critico di Sinisa verso le scelte di queste società: “In Italia si fatica a dare delle opportunità. Per i top club girano sempre gli stessi nomi, cercano allenatori che hanno già affrontato le coppe. È un cane che si morde la coda perchè se non finisci sulla panchina di quei club, come fai a giocare le coppe? Per andare sui nomi, credo che De Zerbi e Italiano avrebbero meritato questa chance”.
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