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Napoli-Juve, l’errore più grave dell’assurdo caso Osimhen

Scritto da
Marco Giordano

La Corte d’Appello riabilita Osimhen: ci sarà in Napoli-Juventus. Sono serviti due gradi di giudizio in un assurdo sistema di giustizia

Victor Osimhen ci sarà in Napoli-Juve. Per stabilire che il contatto con Heymans nella gara con il Venezia non fosse configurabile come condotta violenta, ci sono voluti due gradi di giudizio, il coinvolgimento di un magistrato e di un pool della Corte d’Appello della Figc, le immancabili polemiche da sponda partenopea e sponda torinese. Senza, ovviamente, farsi mancare le ombre ed i sorrisini beffardi perché il giudice Volpe, quello della Corte d’Appello è napoletano.

Tutto questo perché l’arbitro Aureliano, quello che ha espulso Osimhen alla prima giornata, ha scritto nel suo referto la parola ‘schiaffo’. Il giudice della Lega Serie A non ha potuto far altro che prenderne atto e comminare le due giornate (vincolato come è al referto), la Corte presieduta da Volpe ha dovuto convocare Aureliano e chiedergli spiegazioni.

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Gabriele Gravina (Getty Images)

La Figc evolva il sistema: la giustizia sia più moderna

Costi, tempi, polemiche, sospetti: tutto perché ci sono casi nei quali (come questo) non è ammesso l’utilizzo del mezzo televisivo. I giudici hanno dovuto chiedere ad Aureliano se fosse una manata arrivata da un’azione di gioco oppure no: una follia! Sono passate settimane, per quanto Aureliano possa avere memoria di quello che è accaduto, avrà sempre una visione parziale dettata dall’occhio umano.

In realtà, tutti hanno rivisto, tutti hanno isolato decine di frame di quell’episodio. Tutti: non la giustizia sportiva. Ovviamente, questi video, questi frame li hanno visti i giudici e li ha rivisti Aureliano: ma, bisogna far finta che non ci siano. Nel 2021, quando abbiamo la Var Room centralizzata.

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Gabriele Gravina vuol portare avanti riforme coraggiose per il calcio italiano: anche, molto complesse. Partire da un ammodernamento dell’arzigogolato e burocratico fino all’esasperazione sistema di giustizia sportiva potrebbe esser un primo passo semplice, fattibile nell’immediato e che consentirebbe di regalare nuova linfa al sistema.

Usare le immagini in ogni circostanza non vuol dire sminuire l’arbitro, vuol dire aiutarlo. Partire da cose semplici, farlo in fretta: per far entrare la giustizia sportiva italiana nel terzo millennio definitivamente.

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