L’esclusione dell’Italia dai Mondiali di Qatar 2022 è ancora una delle tematiche principali di discussione. Arrivano le dichiarazioni dall’AIC.
Da quando la Nazionale di Roberto Mancini è ufficialmente fuori da Qatar 2022, l’intero assetto del calcio italiano è stato messo in discussione. Nel mirino è finita l’organizzazione generale del sistema nonché l’attenzione che si rivolge alla cura dei suoi talenti, a partire dalle strutture a disposizione.
Rimandare la rivoluzione non è ulteriormente possibile, poiché il tempo passa ed è evidente che gli altri paesi siano un passo avanti. Inoltre, la crisi economica che ha comportato la pandemia da coronavirus, ha sicuramente rallentato e condizionato ogni tentativo di cambiamento.
Ne ha parlato Umberto Calcagno, presidente dell’AIC, il quale si è esposto attraverso una nota ufficiale, che richiama l’attenzione sul Decreto Crescita.
Il Decreto Crescita potrebbe subire un cambiamento all’interno della normativa: ovvero provvedere che il vantaggio della defiscalizzazione del 50% dell’ingaggio dei calciatori sia valido soltanto a partire dai 2 milioni di euro. Ciò creerebbe grossi danni alle società medio-piccole e infatti 14 su 20 club di Serie A sono contrario.
Umberto Calcagno, presidente dell’AIC, attraverso una lettera afferma che si sta facendo della demagogia rispetto ai problemi del calcio italiano e che “l’abuso del Decreto Crescita è evidente a tutti ed è un danno anche per la Nazionale. Serviva solo per i campioni ma la realtà è un’altra. Era da abrogare, poi è stato chiesto un tetto. Ora non va bene neanche il tetto. Prima il problema erano le grandi squadre, ora sono le piccole”. La modifica del Decreto Crescita non risolverà i problemi, ma secondo Calcagno può essere un inizio, poiché così si può evitare di incentivare l’acquisto di stranieri e favorire quello di calciatori italiani. Sarebbe, secondo lui, la soluzione per evitare ulteriori danni alla Nazionale del futuro.
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