Il successo del Milan è partito da un grande e coraggioso rifiuto di uno dei suoi simboli: questo è il parere espresso da un grande ex.
Il Milan è tornato protagonista del calcio italiano dopo molti anni difficili. Lo Scudetto vinto in volata al termine della stagione appena conclusa, il 19° della storia e sicuramente uno dei più inaspettati, ha certificato l’avvenuta rinascita del club sotto la guida del fondo Elliott.
Un percorso che è cominciato all’inizio del 2020, quando una squadra su cui pochissimi erano disposti a scommettere ha saputo trovare risorse inaspettate dentro di se. Risorse che hanno permesso al club di superare anche addii dolorosi come quelli di Donnarumma e Calhanoglu a zero, e che sono state esaltate da un tecnico fino a quel momento sottovalutato come Stefano Pioli.
Ma da dove, esattamente, è iniziata la cavalcata che ha portato il Milan al ritorno tra le grandi, allo Scudetto vinto e alle nuove prospettive future successive alla cessione a RedBird Capital? Per un grande ex e profondo conoscitore dell’ambiente rossonero come Fabio Capello tutto parte da un “no”.
Tuttosport riporta infatti le parole dell’ex tecnico rossonero sul momento che per lui ha cambiato la storia del Milan. E cioè il rifiuto da parte di Paolo Maldini di avallare il piano stilato dal fondo Elliott che avrebbe previsto l’arrivo in panchina di Ralf Rangnick.
Un progetto di cui si era discusso molto e che riduceva Stefano Pioli al ruolo di semplice traghettatore. Anche considerando i buonissimi risultati raggiunti: “La società aveva deciso di puntare sul tedesco senza chiedere a chi di dovere cosa ne pensasse. E loro si sono opposti”.
Il resto è storia. E dopo essere tornato in Champions League, il Milan è riuscito a prendersi lo Scudetto nonostante mille difficoltà. Difficile dare torto a Capello, impossibile negare l’importanza di quel “no”. E anche se di tanto in tanto riaffiorano i fantasmi legati a Yonghong Li, i tifosi rossoneri possono stare tranquilli: qualsiasi proprietà dovrà fare i conti con una leggenda come Maldini, che dopo una carriera strepitosa da calciatore si è guadagnato sul campo credibilità anche come dirigente.
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