Messi è diventato il capitano che Maradona voleva. Fu lui, a sorpresa, a dargli la fascia per la prima volta.
Leo Messi ha vissuto tutta la carriera con il marchio di essere decisivo soltanto nel contesto ovattato del Barcellona. I dibattiti sul suo “pecho frio” lo portarono addirittura ad annunciare il suo addio alla Seleccion nel 2016, dopo la terza finale persa in due anni. Per fortuna, quell’idea folle ebbe vita breve.
La Pulga che stiamo vedendo in questo Mondiale è quella che in Argentina desideravano. Leo si è caricato la squadra sulle spalle dopo lo psicodramma vissuto con l’Arabia Saudita e l’ha portata fino alla finale, protagonista in Albiceleste come non era mai stato.
Cinque gol, tre assist e un crescendo di giocate che sembrano ringovanirlo di partita in partita. Le finte con cui ha stordito Gvardiol nel 3-0 alla Croazia sembrano prese da un video di Youtube di un decennio fa, quando Messi di anni ne aveva 25 e col Barça aveva già vinto tutto da un bel po’. Chissà cosa si inventerà domenica.
Leo ha trovato la maturità definitiva in questo Mondiale, a 35 anni e mezzo, mettendo sul verde non solo le giocate che ha sempre avuto, ma anche il suo pecho, più caliente che mai. I gesti rabbiosi nei confronti degli olandesi, quel “bobo” a Weghorst, per qualcuno sono stati eccessivi, per molti altri sono il segnale della sua nuova dimensione. Quella in cui viveva Maradona, e quella dove Diego voleva che fosse anche il suo erede.
Il 22 giugno 2010, l’Albiceleste chiudeva la fase a gironi del Mondiale sudafricano contro la Grecia. Con Javi Mascherano indisponibile, Maradona decise di assegnare la fascia a Messi, nonostante tra i titolari ci fosse Veron. Fu una grande sorpresa. Si racconta che il ct chiese al neocapitano, col ‘brazalete’ per la prima volta in carriera, un piccolo discorso prima di scendere in campo, e che Messi fece fatica a parlare. La sua caratteristica timidiezza ebbe la meglio.
A 12 anni, cinque mesi, e 27 giorni da quell’episodio, Messi è diventato il miglior capitano dell’Argentina post-Maradona. Domenica il suo sinistro può donare alla “tierra de Diego y Lionel” la terza stella. Il calcio gliela deve.
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