Il Natale più felice dell’Argentina sembrava scritto nel destino di Messi, campione del mondo e finalmente vero erede di Maradona.
Sappiamo quanto il calcio sappia essere crudele. Quanto la ricerca di una logica che governi gli eventi di Eupalla sia inutile. Eppure, in questo caos che tanto adoriamo, ci sono momenti di grazia, oserei dire di giustizia, che ci riconciliano con il gioco che ci ha conquistati da bambini. L’Argentina di Messi campione del Mondo è uno di quelli.
L’Albiceleste ha giocato in maniera straordinaria la finale più bella che si ricordi, meritando di vincerla nonostante degli attimi di smarrimento che potevano costare il suo ennesimo dramma sportivo. Not today, avrà pensato Leo: La Pulga ed Emiliano Martinez hanno trascinato la Nazionale di Scaloni verso un trionfo legittimo e indimenticabile. Gli argentini sentivano che fosse il loro anno e, da settimane, hanno iniziato ad elencare le coincidenze che accomunavano 1986 e 2022, a un certo punto divenute inquietanti per quantità e precisione. La foto di Diego con la Coppa nella mano destra e la bandiera del Qatar esattamente sopra il suo pollice sinistro ne è un clamoroso esempio.
Mbappé si è confermato un fenomeno, ma la Francia, che ha chiuso la gara con la metà dei tiri in porta rispetto ai suoi rivali (10 a 20), non meritava la terza stella. Non era giusto, soprattutto, sottrarla a Messi, il cui percorso sembra quello di un film di Natale: dalle tre finali perse consecutivamente (con provvisorio addio all’Albiceleste incluso), alla gioia più grande. Il lieto fine era inevitabile.
In Spagna, il giornalista Sergio Vazquez ha pubblicato una serie di eventi brutti e fastidiosi paragonabili all’eventuale mancato trionfo al Mondiale di Messi. Da un giorno di pioggia senza ombrello a Brad Pitt che invecchia, passando per una zanzara che punge e ronza a “que los Reyes sean tus padres”, traducibile con un “Babbo Natale sono i tuoi genitori”. Ecco, quest’anno, grazie a Messi e all’Argentina, possiamo affermare che Babbo Natale esiste, che alcune favole destinate ad essere, alla fine, riescono a vedere la luce anche in questo mondo. Chi ama il calcio e le belle storie non può non emozionarsi con gli argentini, che hanno vissuto questo Mondiale come nessun altro e meritavano una gioia attesa dai tempi di Maradona.
E Diego, che nel coro più bello dei Mondiali faceva il tifo per Lionel “en el cielo con Don Diego y con la Tota”, andrebbe celebrato e lasciato in pace. Continuare a propinare classifiche e paragoni tra epoche, storie e contesti totalmente diversi è ridicolo. Gli argentini hanno avuto Maradona e Messi, beati loro, e se li stanno godendo con una festa indimenticabile. Noi, a un oceano di distanza, limitamoci ad applaudire.
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