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Calcio Internazionale

Sponsor, followers, procuratore, ma ha solo 6 anni! Un caso che deve far riflettere

Scritto da
Antonio Papa

C’è un bambino brasiliano di sei anni che ha 282mila follower ed è già una star del calcio e del mercato. Una riflessione sul talento precoce e le implicazioni del calcio minorile

Il calcio minorile sta iniziando a diventare più seguito del calcio giovanile? (foto: Instagram) – serieanews.com

Sei anni. Basta fermarsi su questo numero per rendersi conto che, a quell’età, il mondo dovrebbe ruotare attorno a giochi, disegni e cartoni animati. Eppure, in Brasile, c’è un bambino che a sei anni è già una star del calcio.

Il suo nome è Enrico Almeida Moreira e, se vi sembra sconosciuto, vi invitiamo a dare un’occhiata al suo profilo Instagram: 282mila follower. Sì, avete letto bene, un bimbo di sei anni ha più seguito social di molti professionisti affermati. La domanda è: com’è possibile che un bambino così piccolo sia già nel mirino di sponsor e procuratori?

Il caso è stato portato alla luce da Francesco Pagani, scout ed esperto a 360° di calcio che su Facebook ha un blog molto seguito denominato “Sciabolata Morbida”.

Enrico, ex promessa delle giovanili del Flamengo, è passato di recente al Corinthians, una delle squadre più importanti del Brasile che di recente aveva messo nel mirino anche Paul Pogba. La trattativa per il suo trasferimento non è stata orchestrata dai suoi genitori, ma da un “entourage” professionale composto da un avvocato e un’agenzia di procuratori sportivi. Questo team non solo gestisce i suoi interessi calcistici, ma si occupa anche della sua immagine sui social.

La famiglia di Enrico, Gustavo e Daniela, coordina il profilo Instagram da influencer, dove vengono condivisi video delle sue giocate, sponsorizzazioni e momenti di vita quotidiana. Non è solo il trasferimento ad attirare l’attenzione. Enrico ha già degli sponsor, cosa che solleva interrogativi sul confine tra passione e sfruttamento. Come può un bambino di sei anni essere considerato un “prodotto” da promuovere?

Enrico Almeida Moreira e una riflessione sul calcio minorile

Il caso di Enrico non è isolato. Scorrendo il profilo Instagram dell’agenzia che lo rappresenta, si trovano altri nomi di giovanissimi calciatori. Bambini di nove, dodici anni, già seguiti da agenzie professionali che ne curano il percorso sportivo. La corsa ai talenti si è fatta così serrata che non si parla più di giovani promesse, ma di bambini-calciatori. Non sono certo i primi casi nella storia e sappiamo in alcuni casi che fine hanno fatto le promesse mandate allo sbaraglio ancora giovanissime.

In un calcio dove Neymar ha guadagnato milioni per frequentare gli ospedali arabi (e non solo arabi, ovviamente), il mercato sembra aver spostato il suo sguardo verso le fasce d’età più basse. È una stortura del sistema che molti osservatori, anche in Brasile, non esitano a denunciare. Un tempo si parlava di calcio giovanile ma a questo punto, forse, è il caso di iniziare a parlare di “calcio minorile”, un’accezione che forse focalizza meglio sullo sfruttamento di bambini sostanzialmente inermi di fronte a tutto questo show attorno a loro.

Ha 6 anni e già zittisce il pubblico: piccolo fenomeno o fenomeno social? (Instagram) – serieanews.com

Dietro i numeri e i contratti, resta una domanda fondamentale: a che prezzo? A sei anni, un bambino dovrebbe scoprire il calcio per amore del gioco, non per alimentare un sistema che rischia di bruciare i suoi sogni prima ancora che si formino. La pressione sociale, i riflettori costanti e le aspettative possono avere un impatto devastante sulla crescita emotiva e psicologica.

Certo, è innegabile che il talento di Enrico sia fuori dal comune. I video mostrano un piccolo fenomeno che sa già dribblare con l’eleganza di un campione. Ma chi sta davvero beneficiando di questo talento? E, soprattutto, quanto può durare questo equilibrio fragile tra successo e infanzia?

La storia di Enrico Almeida Moreira è un campanello d’allarme su come il calcio moderno rischi di perdere di vista ciò che conta davvero. Da una parte, è affascinante vedere come il talento possa emergere in modo così precoce; dall’altra, è inquietante notare come il sistema sia pronto a sfruttarlo senza troppe esitazioni. Forse è il momento di chiederci se questa corsa al profitto non stia togliendo qualcosa di prezioso ai nostri bambini: la libertà di crescere senza dover essere fenomeni a tutti i costi.

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