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Khephren Thuram come Totti: la pazza idea di Tudor

Scritto da
Antonio Papa

Igor Tudor torna alla Juventus con idee chiare, e sono tutte di matrice bianconera, da juventino DOC. E ci sono un paio di frasi che ce lo fanno capire molto bene

Khephren Thuram come Totti: la pazza idea di Tudor (Foto: Ansa) – serieanews.com

C’è un momento preciso in cui si capisce che è cambiato qualcosa. Che l’aria è diversa, più tagliente. Alla Juventus, questo momento ha un nome e un volto: Igor Tudor. Appena seduto sulla panchina bianconera, non ha aspettato un minuto per far sentire la sua voce. Forte, diretta, familiare.

La sua prima conferenza stampa non è stata un esercizio di stile. È sembrata più un avvertimento, uno di quelli che un amico fidato ti sussurra all’orecchio prima di salire sul ring. Ha parlato con il cuore, ma anche con quella durezza che serve per farsi ascoltare in uno spogliatoio che negli ultimi anni si è smarrito. E chi lo conosce sa che non è solo teatro: Tudor è così, pane al pane e Juve alla Juve.

Come giocherà la Juventus di Tudor? Una prima risposta, chiara e inequivocabile, l’ha già data: Vlahovic più altri dieci. Una frase che pesa. Perché rilancia un giocatore che sotto Thiago Motta sembrava essere diventato un problema, più che una risorsa. E perché ribalta l’approccio di chi era arrivato prima, mettendo al centro l’attaccante serbo senza giri di parole.

Per Tudor, Dusan è un punto fermo. Lo vuole responsabilizzare, motivare, costruirgli attorno una squadra vera. In parte è una scelta tecnica, certo. Ma è anche un segnale: i talenti non si marginalizzano, si accendono. E la Juventus, oggi più che mai, ha bisogno di scintille.

Attorno a Vlahovic, Tudor vuole rispolverare tutto ciò che alla Juve sembrava depauperato perché la sua prima esigenza è proprio quello di rivalutare il patrimonio della Juventus. Giocatori come Koopmeiners, Yildiz, Cambiaso: tutti nomi che possono ancora dare tanto. O perché sono forti e sottoutilizzati, o perché sono giovani, e soprattutto vendibili.

Tudor, la juventinità e il famoso schiaffo a Thuram

Ma più di tutto, Tudor sembra voler riportare un concetto che a Torino si è un po’ perso: la juventinità. Quel mix di appartenenza, durezza e mentalità vincente che ha fatto la storia del club. E che lui, con quegli occhi da ex difensore e quel tono da sergente buono, sembra voler insegnare come si faceva una volta.

Tudor, la juventinità e il famoso schiaffo a Thuram (AnsaFoto) – serieanews.com

Ed è proprio in questa direzione che si inserisce una delle frasi che ha fatto più rumore: quella su Khephren Thuram. In conferenza, Tudor ha detto ridendo: “Ho già parlato con Lilian. Se Khephren non riga dritto, mi ha detto che devo dargli uno schiaffo”.

È una battuta, certo. Ma è anche un manifesto. Perché dietro quella frase c’è il senso profondo della leadership di Tudor: essere guida, amico, punto di riferimento. Uno che può parlare con i padri e crescere i figli. E che, se serve, ti sveglia anche con uno schiaffo.

Un gesto, quello dello schiaffo, che in fondo fa parte del suo passato e ha definito anche un po’ la sua “cifra” stilistica: impossibile non ricordare quello (vero) rifilato in campo a Francesco Totti quando Igor giocava nel Siena. Uno schiaffo rimasto nella storia, figlio di un orgoglio mai domo. Come a voler dire: non si lascia umiliare la Juve, nemmeno da uno come Totti, che qualche tempo prima ne aveva rifilati quattro ai bianconeri con tanto di gesto provocatorio (quattro, zitti e a casa) rimasto anch’esso nella storia.

Ed è forse qui, in questa immagine un po’ ruvida ma onesta, che si capisce davvero cosa vuole fare Tudor: dare uno scossone. Come quando cerchi di far rinvenire un amico svenuto. Serve uno schiaffo? E sia. Purché la Juve si rialzi. Purché torni a guardarsi allo specchio senza vergognarsi.

Ora toccherà ai giocatori capire se seguire questa nuova rotta. Ma una cosa è certa: Tudor non farà sconti. E se vorranno stare in questa Juve, dovranno meritarselo. Come ai vecchi tempi. Come voleva Lippi. Come sognava Lilian. E come forse, da oggi, capirà anche Khephren.

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