Tra motorini distrutti, scuse fuori luogo e rendimento intermittente: ecco i tre protagonisti della Flop Parade di Enrico Camelio. Tre modi diversi di sbagliare, ma un solo verdetto
Alcune sconfitte insegnano qualcosa, ci sono errori che fanno crescere. E poi ci sono esagerazioni che non lasciano niente. Solo amarezza. Questa settimana la Flop Parade di Enrico Camelio pesca tre episodi che, ognuno a modo suo, raccontano un calcio che quando si lascia prendere la mano, finisce sempre per fare una brutta figura.
Tre mondi diversi: i tifosi che hanno confuso la passione col vandalismo, un allenatore che ha preso la lezione direttamente dal campo, e un capitano che continua a vivere di brevi lampi in un cielo troppo spesso nuvoloso.
Roma è una città unica, l’atmosfera e le storie del derby sono impagabili. Ma purtroppo, certe sere, sa diventare anche una città molto piccola. Quella che è andata in scena a Ponte Milvio prima del derby è una di quelle pagine che nessuno dovrebbe raccontare.
Auto danneggiate. Motorini distrutti. Vetri rotti. Ma soprattutto un dettaglio che ha fatto arrabbiare più di tutti: quei motorini non erano solo “mezzi” parcheggiati a caso. Erano di persone, magari pure loro tifose, che il giorno dopo dovevano andare a lavorare, portare i figli a scuola, vivere normalmente.
Qui non c’è rivalità che tenga, non c’è derby che giustifichi. Questa è barbarie, e chi si è comportato così non ha rappresentato né lo sport, né il derby, né tantomeno Roma. Solo rabbia gratuita. Solo ignoranza.
Passiamo al campo, dove Vincenzo Italiano ha vissuto una giornata da dimenticare. A Bergamo, contro l’Atalanta, il tecnico del Bologna si è presentato spavaldo, quasi saccente. E quando vai in casa di Gasperini con quell’atteggiamento lì… rischi di tornare a casa con le orecchie basse.
E infatti, così è andata.
Ma il vero problema è arrivato dopo: la partita l’hai persa, pazienza. Ma mettersi a cercare scuse su ogni episodio, lamentarsi di tutto e tutti, lascia un po’ il tempo che trova. Anche perché, al netto del grande lavoro fatto in stagione, quando incassi una lezione così limpida è meglio riconoscerla con stile. Un neo su un campionato da fenomeno che lo ha consacrato come golden boy della panchina.
Chiudiamo con Lorenzo Pellegrini, il capitano della Roma. Un giocatore che da anni divide il tifo giallorosso tra chi ci crede ancora e chi, ormai, guarda altrove.
La verità? Negli ultimi tre anni, Pellegrini ha fatto solo due mesi veri: quelli con Daniele De Rossi alla guida. Un picco, breve ma intenso, che però sembra già evaporato. Si diceva che lui, al derby, sarebbe stato decisivo. In realtà non è stato né decisivo né particolarmente presente.
Il problema non è solo tecnico, ma anche economico: il suo stipendio da 6 milioni netti all’anno pesa tantissimo. Specie se poi il rendimento concreto è praticamente limitato a un derby d’andata. Troppo poco per chi dovrebbe essere il volto, il cuore e la leadership di questa Roma e che invece ormai sembra già con la testa da un’altra parte.
La Flop Parade questa settimana ha colpito duro, perché la sensazione è sempre la stessa: quando l’esagerazione prende il sopravvento, quando ci si lascia guidare dall’istinto sbagliato, il risultato è quasi sempre disastroso.
I tifosi che devastano la città, l’allenatore che dopo una lezione pensa solo a cercare alibi, il capitano che vive di ricordi lontani: tre esempi, tre modi diversi di perdere.
E voi? Qual è il flop che vi ha fatto più arrabbiare questa settimana? Ce lo dite voi, la prossima volta magari Enrico Camelio prende nota e allunga la lista.
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