La stagione regala certezze, ma il tempo chiede risposte. In mezzo al campo, si prepara un nuovo derby: sullo sfondo c’è il “solito” Napoli
Non focalizziamoci solo sui risultati, una volta tanto. L’Inter, anche quest’anno, sta mettendo insieme un puzzle fatto di solidità, organizzazione e un’idea di calcio riconoscibile. Ma per quanto la macchina nerazzurra funzioni, a guardarla bene da vicino ci sono pezzi che iniziano a ingiallire. O perlomeno, a portarsi dietro qualche ruga in più.
La mediana, ad esempio, è un punto che richiede attenzione. Perché basta spostare l’occhio appena oltre Nicolò Barella, classe 1997, anima e futuro della squadra per accorgersi che il tempo, lì in mezzo, corre più veloce che altrove.
Hakan Calhanoglu, pilastro tecnico e tattico, ha garantito equilibrio, geometria, gol e carisma. Ma a 30 anni suonati (è un ‘94) è arrivato il momento delle valutazioni: resterà? Non è scontato. L’Inter, come già fatto in passato, potrebbe cogliere l’attimo e monetizzare. Una decisione non facile, ma neppure impossibile.
E poi c’è lui, Henrik Mkhitaryan. Classe 1989, il numero è sufficiente da solo a spiegare tutto. Trentasei anni da compiere, un motore che ancora gira ma con più gestione. Il suo apporto resta fondamentale, certo, ma ha di sicuro bisogno di un backup. E non è detto che alla fine non deciderà di andar via, come ha già fatto capire qualche settimana fa.
In più, mentre Zielinski è sicuramente da recuperare, resta da capire cosa accadrà a Frattesi, che potrebbe finire sacrificato sull’altare del bilancio. Ecco perché l’Inter ha già acceso i radar: serve un innesto lì in mezzo. Uno che alzi l’asticella, che possa alternarsi ma anche prendersi responsabilità. Non solo un rincalzo. Un titolare aggiunto, se vogliamo.
E qui, come in certe storie ben scritte, i nomi iniziano a comparire solo dopo metà racconto. Perché meritano il giusto spazio e il giusto peso. Due profili. Due ex avversari nel derby della Capitale. Due modi diversi di intendere il ruolo, ma un’unica certezza: farebbero bene, eccome.
Il primo nome è quello di Sergej Milinkovic-Savic. Oggi in Arabia, all’Al Hilal, ma con la valigia non troppo chiusa. La nostalgia dell’Europa si fa sentire, e davanti a un progetto ambizioso potrebbe anche rientrare. Un trequartista che può abbassarsi, un interno che sa rifinire. A cifre tutto sommato abbordabili, se davvero i giallorossi decideranno di aprire.
L’altro è Lorenzo Pellegrini. Leader tecnico e morale della Roma, ma oggi più che mai in bilico. La stagione non è stata semplice, il feeling con l’ambiente non è più quello di una volta, e all’Inter c’è chi stravede per lui. L’Inter sogna, il Napoli osserva. Perché anche da quelle parti si è capito che il centrocampo ha bisogno di un nuovo equilibrio.
Il resto è tutto da scrivere. Ma c’è un filo che lega Milano e Napoli in questa finestra di mercato: la necessità di fare uno step in avanti, senza aspettare che siano gli altri a prendersi il vantaggio. E il centrocampo è spesso il posto da cui tutto parte. O dove tutto si inceppa.
Chi sceglierà meglio, lo vedremo. Ma intanto, il derby per il centrocampista è appena cominciato. E non si gioca all’Olimpico. Si gioca nelle stanze dei dirigenti, tra telefonate, intermediari e intuizioni che possono cambiare un’estate.
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