Sembrava una stagione in rampa di lancio, ma è finita con striscioni e malumori. Ora si rischia una rivoluzione che coinvolgerebbe anche Daniele De Rossi, ma non come tutti si aspettavano
È finita male così come era iniziata. L’arrivo di Raffaele Palladino sembrava molto promettente, ma poi all’inizio i risultati non sono stati del tutto incoraggianti e quindi erano già iniziati i primi mugugni. Poi, di botto, la Fiorentina ha cominciato a macinare. Una serie di risultati utili, tutti di fila, tutti pesanti. Sembrava una stagione magica.
Champions possibile, Conference League ancora viva. Un filotto che aveva fatto dimenticare le incertezze di settembre. Poi però s’è complicato tutto. Prima il dramma di Edoardo Bove, che ha inevitabilmente scosso l’ambiente. E poi un crollo vistoso. Di gioco, di testa, di risultati. E quando la squadra comincia a perdere, si sa, si guarda subito in panchina.
Palladino è finito al centro della critica. Si parlava apertamente di esonero. E in mezzo a quel clima, il presidente Commisso l’ha difeso nonostante i mugugni dei tifosi, di qualcuno nello spogliatoio, di qualcuno in dirigenza. Tra cui, pare, anche Daniele Pradè, che pareva anche lui meno convinto della scelta fatta la scorsa estate.
Nell’altalena assurda che è stata la stagione della Fiorentina a un certo punto sono tornati i risultati e in parte anche l’entusiasmo. Bagarre in zona Champions, la Conference League che promette bene e si “rischia” la terza finale in tre anni.
Un’escalation di entusiasmo che ha portato al rinnovo – un po’ a sorpresa – di Palladino fino al 2027. Un rinnovo “strano”, perché arrivato in mezzo a tante incertezze e alla vigilia della decisiva sfida col Betis, che poi ha sancito l’eliminazione europea. E lì la situazione è precipitata.
I tifosi? Contrariati. Sempre di più. E il colpo di grazia è arrivato qualche settimana dopo, quando Vincenzo Italiano ha vinto la Coppa Italia da un’altra parte. Con una squadra che, sulla carta, era meno attrezzata della Fiorentina. E lì è esploso tutto.
E così, proprio durante Fiorentina-Bologna – partita peraltro vinta dai viola benché di fatto ininfluente – il Franchi ha parlato. Striscioni duri contro Palladino. E contro Pradè. Un clima tossico, senza più appigli. I soliti cori, ma anche una freddezza che pesa più delle urla.
Un’insoddisfazione che cresce giorno dopo giorno, anche contro il presidente. Ma c’è anche un appiglio statistico: come riporta Firenze Tv, negli ultimi 15 anni solo la Fiorentina tra le prime 9 squadre del campionato italiano è rimasta a secco di trofei e di qualificazioni in Champions League.
Ora la sensazione è una sola: a fine stagione, Palladino saluta. E con lui potrebbe andare via anche il direttore sportivo. Che in realtà stava già preparando il dopo-Palladino. Il nome? Daniele De Rossi. Era il piano di Pradè: aveva iniziato da mesi a tessere i contatti, puntando su di lui per la panchina. L’idea era chiara: se Palladino salta, c’è DDR.
Ma adesso, se va via anche Pradè, cambia tutto. Arriva un altro dirigente, con altre idee. E a rimetterci potrebbe essere proprio De Rossi, che rischia di restare a piedi un’altra volta. Dopo l’esonero alla Roma, l’occasione di tornare si stava avvicinando. E Firenze, che poteva essere un nuovo inizio, rischia di sfumare senza nemmeno diventare una vera opzione.
Morale? Salta Palladino. Salta Pradè. Salta anche De Rossi, che era il prescelto ma senza il suo sponsor non ha più la porta aperta. E in tutto questo, resta una panchina vacante. Una panchina importante, che non sarà più sua. Di Raffaele Palladino.
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