Allegri è tornato a Milano e tutti vogliono sapere: come giocherà il suo Milan? La risposta, in realtà, ce l’ha già data lui stesso. E il nuovo Milan nascerà così, a immagine e somiglianza del suo credo tattico
Massimiliano Allegri è sbarcato a Milano da un paio di giorni, ha firmato, si è messo la tuta rossonera e adesso parte il solito teatrino. Tutti a chiedersi come giocherà il suo Milan, tutti a buttare lì moduli, idee, teorie, anche se il mercato è ancora chiuso e metà rosa potrebbe cambiare da qui a un mese.
Si parte già con una certezza importante: Tijjani Reijnders non ci sarà. L’olandese è ormai virtualmente del Manchester City, giocherà il Mondiale per club con Guardiola e porterà al Milan circa 75 milioni di euro. Un bel tesoretto, su cui il club ha già messo gli occhi per rimettere mano al centrocampo e non solo.
Ma chi sarà il prossimo a partire? Leao? Maignan? Theo Hernandez? E chi arriverà? Sono tutte domande legittime, ma per capire che faccia avrà questo Milan bisogna partire da Allegri stesso. Non tanto da quello che ha detto ieri, ma da quello che ha sempre detto e che riguarda quello che è il suo credo tattico principale. Una lezione di calcio che ormai ha almeno 10 anni e che però continua ad essere molto attuale.
Così Allegri a Sky qualche anno fa: “Voi pensate che il calcio, in un campo dove si gioca a 110 x 70, dove si gioca con i piedi, si corre con i piedi e ci sono i contrasti vincono gli schemi? Io penso che si debba cambiare, i giocatori, già da quelli piccolini, vanno fatti lavorare sulla tecnica e sulla tattica individuale. Il calcio è molto semplice, non lo rendete complicato”
Come giocherà Allegri al Milan? Non vi fossilizzate sul modulo!
Questa intervista a Sky è rimasta nella storia, è un passaggio che ancora oggi racconta bene l’Allegri-pensiero: la famosa demonizzazione degli schemi fissi, del calcio che vive solo di lavagne tattiche e non di uomini. Allegri lo ha ripetuto mille volte: sono i giocatori a fare il modulo, non il contrario.
E allora inutile farsi prendere dalla fretta. Il Milan non ha ancora una forma precisa perché Allegri stesso non la vuole dare a tavolino. Prima bisogna vedere chi resta, chi arriva, chi parte. La cosa certa è che l’allenatore livornese ama partire dal centrocampo. Non è mai stato un fan dei mediani adattati o dei registi ibridi. Allegri vuole uno, meglio due, giocatori in mezzo al campo capaci di dettare il ritmo, fare filtro, accendere la manovra. E qui si apre già uno scenario interessante.
Con i soldi di Reijnders, il Milan andrà a cercare almeno due centrocampisti con caratteristiche diverse da quelle dell’olandese. Si parla, non a caso, di Samuele Ricci e di Hans Nicolussi Caviglia: uno che Allegri conosce benissimo, uno che ha già valorizzato ai tempi della Juve. Potrebbe essere il primo tassello di un centrocampo più “classico”, più ragionato, più alla Allegri, appunto. Accanto a lui servirà probabilmente un giocatore più fisico o più tecnico, a seconda di come si muoverà il mercato.
Ma torniamo al punto centrale. Che modulo userà Allegri al Milan? Risposta semplice: non esiste un modulo Allegri. Esiste l’Allegri-pensiero, e quel pensiero dice che le partite le vincono i giocatori, non i numeretti scritti sulla lavagna. Questo significa che il Milan potrà cambiare pelle più volte, potrà passare dal 4-3-3 al 3-5-2, potrà adattarsi, trasformarsi, cambiare forma a seconda delle esigenze. È questo il vero segreto del nuovo Milan: la capacità di non ingabbiarsi in uno schema, ma di costruirsi strada facendo.
Il resto, Allegri ce lo spiegherà con i fatti. E, come sempre, lo farà a modo suo.