Da disoccupato a guida tecnica di una finalista di Champions, in sei mesi. L’Inter affida tutto a Chivu, puntando su fedeltà e trasformazione. Ma come giocherà l’ex difensore nerazzurro?
Dopo che l’ha ufficializzato tra le righe anche Beppe Marotta, ora non ci sono più dubbi: sarà Cristian Chivu il prossimo allenatore dell’Inter. Un’impennata incredibile nella carriera di questo giovane allenatore. Sei mesi fa era disoccupato, poi ha accettato la sfida del Parma, e adesso si ritrova sulla panchina di una finalista di Champions League.
Un salto nel buio, forse. Ma per Marotta è l’esatto contrario. La definisce una scelta coraggiosa ma ponderata. Ha visto in Chivu un tecnico pronto, capace di reggere il peso specifico di questa squadra. E soprattutto: uno che può garantire continuità. Non solo in termini di risultati, ma anche – e forse soprattutto – sul piano tecnico e tattico.
Da quando è uscito il suo nome, la domanda che in molti si fanno è sempre la stessa: ma come giocherà l’Inter di Chivu? Difficile rispondere oggi con certezza, ma qualche indizio c’è. Perché Chivu, nella sua carriera da allenatore, ha mostrato una certa duttilità. Sa adattarsi. Non è uno di quelli che impone un modulo e poi si adatta il mondo. Fa il contrario. Legge le caratteristiche, capisce cosa serve e si muove di conseguenza.
Ad esempio questo con Con Cesc Fabregas non sarebbe accaduto. Si sarebbe andati dritti verso il 4-3-3. Una rivoluzione totale, anche nelle gerarchie. E non tutti ci sarebbero usciti vivi. Uno come Dumfries, per dire, sarebbe finito fuori ruolo. Uno che oggi è un’arma fondamentale, un game changer puro. Lo stesso Thuram, che ha costruito una stagione importante muovendosi da seconda punta, si sarebbe ritrovato costretto a fare l’esterno puro.
Insomma, per far funzionare il nuovo sistema, l’Inter avrebbe dovuto smontare e rimontare mezzo impianto. Vendere, comprare, stravolgere. Ecco perché alla fine si è scelta la strada della coerenza. Di un’evoluzione, non una rivoluzione.
L’Inter con Chivu potrebbe ripartire dal 3-5-2. Non solo perché è il sistema che conosce, ma anche perché lo ha già usato in più occasioni a Parma, in partite complesse dove serviva compattezza e densità. Ma non è escluso che si punti su giocatori più versatili. Profili capaci di trasformare l’assetto in corsa, senza bisogno di fare cinque cambi. Gente che sa stare in campo, che sa leggere le situazioni.
Il progetto sembra questo: mantenere l’identità, ma costruire una squadra che può cambiare pelle. Senza scomporsi. Alla conferenza stampa di presentazione ne sapremo di più. Ma l’impressione è che l’Inter abbia già scelto come giocare: come prima, ma con più varianti. E con un tecnico che ha fame. Non sempre servono nomi esotici per fare scelte intelligenti. A volte basta pescare nel proprio DNA.
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