C’è un club che ci sta pensando sul serio. C’è un amico fidato e una storia che torna dal passato. A volte basta un dettaglio per far esplodere il sogno
Lionel Messi in Serie A è una voce che circola da anni. A fasi alterne, più o meno credibile, ma sempre lì, pronta a riemergere appena Leo scende dal piedistallo e torna ad essere un uomo e non l’alieno che è sempre stato.
È successo quando ha lasciato Barcellona, poi a Parigi. Ed è successo di nuovo quando ha deciso di mollare l’Europa per fare un’esperienza di vita a Miami. Dove continua a incantare e a segnare, ma da dicembre sarà libero, a meno che non decida di rinnovare.
Che ci resti, che si ritiri, che si inventi qualcosa di nuovo: tutto aperto. Ma il fatto che sia a scadenza basta a rimettere in moto la macchina dei sogni. E stavolta non è solo fantascienza. Perché una destinazione in Serie A, in teoria, esiste. E anche un contesto dove avrebbe perfettamente senso.
Non una big, ovvio. Quelle non possono permettersi di tenere un ragazzo di quasi 40 anni in squadra, con i ritmi del nostro campionato. Ma un club ricco, ambizioso, fuori dagli schemi, dove Messi sarebbe più simbolo che salvatore. E dove potrebbe pure chiudere il cerchio con un certo stile.
Messi, idea Como: sua moglie è andata ad “esplorare”?
Parliamo del Como. Di questo Como. Quello nuovo, rifatto da zero, con una proprietà pesante e idee chiare. Il Como delle star di Hollywood, del lago, dei riflettori. Ma anche quello di Cesc Fabregas, in panchina. Uno che Messi non solo lo conosce, ma lo chiama amico. Uno che ha condiviso il Barça, gli spogliatoi, e che ora costruisce un progetto tecnico con ambizioni reali.
A rendere tutto ancora più succoso ci ha pensato un dettaglio: sugli spalti dello stadio, per l’amichevole fra Como e Lille, c’era Antonella Roccuzzo. Moglie di Leo, ma anche grande amica della compagna di Cesc. Coincidenze? Probabile. Ma da lì a far girare le fantasie, il passo è breve. Perché Messi sarà libero e il Como, sulla carta, ha tutto per tentare almeno una chiacchierata.
Non basta a farne una trattativa, né a dire che l’affare si farà. Ma di certo, stavolta, non è nemmeno solo fuffa. Anche perché, e questo è il bello, c’è un precedente.
Pochi lo ricordano, ma quando Messi era ancora un ragazzino in cerca di una chance in Europa, prima che il Barcellona lo prendesse e lo curasse, un club italiano si interessò a lui. Era il Como. Un altro Como, pieno anni Duemila, in Serie C, senza soldi né visione. Ma che per un attimo accarezzò l’idea.
Vent’anni dopo, tutto è cambiato. Tranne forse una cosa: il fascino dell’idea. Quella di vedere Messi giocare in Italia, anche solo per sei mesi. Anche solo per chiudere il cerchio con un sorriso. Il calcio italiano non lo merita. Ma proprio per questo ne ha bisogno.