Un precampionato brillante, un nome che si fa strada e che evoca anche qualcosa di già sentito. Ma ora è tempo di andare e diventare grandi lontano da Milano. Per ora…
Il calcio d’estate, si sa, serve anche a questo. A far venire fuori nomi che prima erano solo un sentito dire o poco più. A dare spazio a volti nuovi, magari giovanissimi, che si ritrovano catapultati dentro la prima squadra perché “è giusto provarli”, e ogni tanto succede pure che uno di loro spacchi tutto. Ma proprio quando cominci a pensare: “aspetta un attimo, ma questo…”, arriva la realtà a rimettere le cose a posto.
È più o meno quello che è successo a Christian Comotto. Classe 2008, Primavera del Milan, con un cognome che qualcosa già dice, ma che sul campo ha dimostrato di avere molto di suo. L’ha fatto in una di quelle classiche amichevoli estive in cui nessuno si aspetta nulla e invece lui ha tirato fuori uno di quei gesti che fanno rumore, perché se li fai a 16 anni, contro una prima squadra, non è solo una questione di tecnica.
Un rigore col cucchiaio. Così, come se fosse normale. È qualcosa che parte da dentro. Da chi non ha paura del giudizio, dei paragoni, delle malelingue. E ce ne sono state, ovviamente. Perché il cognome pesa, e ancora di più pesa la madre Marianna Mecacci, un nome che conta molto nel mercato. Ma chi lo ha visto giocare lo sa: Comotto non è lì per caso. Non basta una parentela per calciare in quel modo, in quel momento, con quella faccia.
Comotto in prestito allo Spezia: sulle orme di Francesco Pio Esposito
Detto questo, la storia ha preso la piega che spesso prende con i ragazzi bravi. Quelli che piacciono ma non servono subito. Il Milan lo ha guardato, lo ha ascoltato, si è goduto lo spettacolo, e poi ha preso una decisione che pesa: prestito secco allo Spezia. In Serie B. In un posto dove si fa sul serio, dove l’aria di promozione si sente ancora addosso, e dove l’anno scorso uno come Francesco Pio Esposito ha fatto il percorso che ora tocca a lui.
Una scelta dolorosa, sì, ma inevitabile. Perché la Serie A non fa sconti. E il Milan, che da sempre sa aspettare i suoi giovani, stavolta ha preferito allontanarlo per avvicinarlo. Dargli la possibilità di cadere, di sbagliare, di crescere senza la lente fissa di Milanello addosso.
Allo Spezia troverà anche Salvatore Esposito, che se resterà e non si concretizzeranno le voci che vogliono anche lui in Serie A, sarà il suo punto di riferimento a centrocampo. Uno che ha gamba e testa, e può insegnare molto. Toccherà a Comotto mettersi in fila, aspettare e lavorare. Ma se regge l’urto, se tiene il passo, tornerà. E sarà un ritorno vero.
Per ora dispiace. Perché uno così lo si vorrebbe vedere subito in maglia rossonera. Ma dispiace fino a un certo punto. Perché non è un addio, è solo una pausa. Una sosta necessaria prima di prendere il treno giusto. Il Milan, intanto, resta lì. A guardarlo da lontano. Con un pensiero fisso: “Vediamo se davvero sei pronto”. La risposta arriverà presto. E sarà il campo, come sempre, a dire l’ultima parola.