Un ex bianconero torna protagonista lontano da Torino. Una volta ceduto ha trovato la sua dimensione, diventando leader e attirando proposte milionarie. E ora potrebbe trasformarsi in un grosso rimpianto
Ci sono storie di mercato che all’inizio sembrano semplici note a margine, quasi operazioni di riparazione. Poi, qualche anno dopo, diventano ferite aperte. Capita quando un giocatore che a Torino non riusciva a trovare spazio si reinventa altrove, cambia pelle e valore, fino a trasformarsi in quello che oggi chiameremmo un rimpianto bello e buono.
Il caso più fresco porta il nome di Denis Zakaria. Quando arrivò alla Juventus, Zakaria era considerato un centrocampista duttile, muscolare, uno di quelli in grado di dare ordine e gamba in mezzo al campo.
In realtà la sua avventura in bianconero durò meno di un lampo. Pochi minuti giocati, un gol all’esordio che sembrava preludio a qualcosa, e poi la lenta discesa verso l’anonimato. Troppi infortuni, poche occasioni, la sensazione diffusa che non fosse tagliato per la Serie A.
Il club decise di voltare pagina senza troppi rimpianti, incassando dal Monaco circa 18 milioni di euro. Un prezzo onesto sulla carta, visto il rendimento, ma che oggi assume tutt’altra luce.
In Francia, Zakaria ha ritrovato fiducia e centralità. Non solo è diventato titolare fisso, ma addirittura capitano e leader tecnico di una squadra che ha ripreso quota. Il classico esempio di come il contesto cambi il destino di un calciatore: stesso giocatore, ma con una maglia diversa addosso sembra quasi un altro.
La consacrazione è arrivata in queste settimane. Dall’Arabia Saudita, l’Al Ahli ha messo sul tavolo un assegno da 40 milioni di euro per strapparlo al Monaco, accompagnato da un contratto a cifre da star. Il doppio esatto di quanto la Juventus aveva incassato.
E qui il paradosso: i bianconeri, che continuano a guardare al mercato con il bilancino, si ritrovano a rimuginare. Non solo per la cifra, ma anche per un altro dettaglio. L’Al Ahli, prima di puntare Zakaria, aveva bussato alla porta della Juve per Manuel Locatelli. L’offerta? 25 milioni, rifiutata subito. Tradotto: per Locatelli “solo” 25, per Zakaria 40. Un confronto che lascia l’amaro in bocca, perché mette in luce la difficoltà della Juventus nel valorizzare certi asset.
E non è neppure un episodio isolato. Basti pensare a Dean Huijsen, venduto un anno fa al Bournemouth per 15 milioni e rivenduto dal club inglese al Real Madrid per la bellezza di 60.
Altro caso eclatante è quello di Kaio Jorge, tornato in Brasile a prezzo di saldo, che ora vale tre volte tanto e sembra destinato a rimettere piede in Europa. Sono tasselli di una collezione che a Torino diventa sempre più pesante: giocatori liquidati in fretta, rivalutati altrove.
Certo, non è la prima volta che capita in una grande squadra. Ma per la Juve la ricorrenza è ormai troppo frequente per essere ignorata. E alimenta la sensazione di un club che spesso non riesce a capitalizzare le proprie scommesse, bruciandole nel contesto sbagliato o svalutandole in partenza.
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