Un attaccante che arriva con addosso storie incredibili e qualche cicatrice. Il Milan lo aspetta, ma prima deve fare i conti con un dettaglio che riapre vecchie ombre
Il nuovo acquisto del Milan, Victor Boniface, è quel classico calciatore che quando arriva ad inizio anno e non è ancora famoso pensi: ok, questo è un altro nome in lista Fantacalcio che non prenderà nessuno e dimenticheremo il prossimo anno. Poi inizia il campionato ed esplode, e ti accorgi che ti ritrovi davanti un potenziale dominatore dell’attacco. A lui è andata proprio così.
Victor arriva a Milano con la faccia da protagonista e il curriculum da underdog. Eppure, se si scava un po’ più a fondo, saltano fuori dettagli, storie e retroscena che raccontano molto più di un semplice bomber da Bundesliga.
Vi raccontiamo 5 aneddoti di questo ragazzone nigeriano che forse non conoscevate ancora ma che, se va tutto come deve andare, vi farà innamorare presto. Purtroppo però qualche dubbio resta, e forse anche per questo il Milan sta cercando anche un altro attaccante insieme a lui, ma non è proprio il momento giusto per pensarci.
Giocava scalzo tra le caserme della Nigeria
Victor Boniface è cresciuto ad Akure, città nigeriana che non figura nelle guide di viaggio. Il campo? Una base militare, dove viveva con i nonni. Gli avversari? I figli dei soldati, più grandi di lui di almeno cinque anni.
Lo chiamavano “il piccolo toro”, e giocava a piedi nudi contro chiunque, anche contro un tipo soprannominato Jasper, una sorta di leggenda locale che non faceva sconti.
Quei pomeriggi polverosi hanno forgiato la sua mentalità più di mille allenamenti. Quando gli hanno chiesto perché non avesse mai mollato, la risposta è stata semplice: “Sono cresciuto lì. Era quello o niente.”
È stato capocannoniere in Europa… ma nessuno se lo ricorda
Stagione 2022/23, Union Saint-Gilloise, Europa League. Boniface piazza 6 gol e arriva fino alla semifinale. Condivide il titolo di capocannoniere con Marcus Rashford, uno che gioca nel Manchester United e ha la biografia su Netflix.
Ma del giovane bomber nigeriano non si parlò quasi per niente. Nessun premio, nessuna copertina. Quasi fosse un errore. Ma forse è anche per questo che chi lo conosce davvero oggi lo considera pericoloso: perché non ha ancora avuto il palcoscenico che merita.
Ha attraversato un buco nero chiamato depressione
Due infortuni gravi al ginocchio, uno dietro l’altro, appena arrivato in Europa. Saltò il Mondiale Under 20 e poi praticamente tutto l’anno successivo. E nel frattempo si spense. Non correva più, mangiava senza orari, usciva tutte le sere. “Pensavo che fosse finita”, ha raccontato in un’intervista.
Poi, lentamente, tornò ad allenarsi. Con più rabbia che entusiasmo, ma con l’idea che se fosse risalito da lì, nulla lo avrebbe più fermato. Una storia che da sola vale una curva intera pronta ad applaudirlo.
Conservava una maglia del Leverkusen… prima ancora di giocarci
C’è un dettaglio che racconta tanto del Boniface pre-Leverkusen. Durante un match europeo, scambiò la maglia con Rob Andrich, centrocampista tedesco. Gli piacque così tanto che se la portò a casa, in Nigeria, e iniziò a usarla per allenarsi per conto suo.
Quella maglia, un giorno, sarebbe diventata sua sul serio. Ma nessuno lo sapeva. Un piccolo segno, forse. O solo una coincidenza bella da raccontare oggi, che a Leverkusen è diventato campione e uomo da 21 gol in stagione. Al primo colpo. Un risultato storico: il Bayer non aveva mai vinto nulla prima di allora, con lui ha vinto Bundesliga e Coppa di Germania insieme. Mica male!
Le visite mediche (rinviate) e quel precedente che inquieta
Fin qui, tutto da incorniciare. Ma proprio quando tutto sembrava pronto per l’annuncio, ecco il piccolo brivido: le visite mediche con il Milan sono state rinviate.
Un dettaglio, forse solo una questione logistica. Eppure c’è un precedente che ha agitato qualcuno a Milanello: a gennaio, Boniface non superò i test medici per un possibile trasferimento in Arabia. Problemi al ginocchio? Affaticamento? Nessuno lo ha mai spiegato davvero.
Il Milan resta fiducioso, ma un filo d’ansia serpeggia. Anche perché, quando sei pronto a investire trenta milioni su un attaccante, vuoi essere sicuro al cento per cento. E forse anche qualcosa in più.