Paolo Vanoli rischia l’esonero: Fiorentina ultima ed in ritiro a tempo indeterminato al Viola Park. Cosa sta accadendo

La panchina scricchiola quando il silenzio diventa più rumoroso delle parole. A Firenze succede questo: niente comunicati, poche frasi di circostanza, ma una sensazione diffusa che ogni scelta, adesso, abbia un peso specifico diverso. Il nome che rimbalza tra il Franchi e il Viola Park è sempre lo stesso, Paolo Vanoli, e non per caso.
La Fiorentina attraversa giorni sospesi. La squadra si allena compatta, lo staff si muove in modo coordinato, la dirigenza osserva. Da fuori arriva un misto di attesa e inquietudine. È il classico momento in cui il tempo sembra accelerare e il calendario smette di essere neutro. Due partite ravvicinate possono diventare molto più di due partite.
Un punto fermo va chiarito subito, senza ambiguità. Non esistono comunicati ufficiali sull’eventuale esonero e le ricostruzioni di stampa non coincidono sempre. La sensazione, però, è condivisa: se una conferma arriverà, sarà legata ai risultati e alla capacità di tenere la rotta nel breve periodo.
Il quadro tecnico e i nodi irrisolti
La Fiorentina ha un’identità riconoscibile. Possesso alto, linea difensiva che accompagna l’azione, corsie laterali coinvolte nella manovra. È un sistema che chiede precisione e tempi giusti. Nelle ultime uscite, però, la squadra ha sofferto soprattutto nelle transizioni difensive e nella pulizia della prima giocata centrale. Quando il controllo non orienta l’azione, l’avversario risale e il ritmo si spezza.
Qui entra in gioco la gestione dell’allenatore. Vanoli ha spesso costruito le sue squadre sull’aggressione e sulla verticalità controllata. A Firenze l’equilibrio è più sottile, perché la rosa chiede palla addosso e tempi di gioco più lunghi. È una cucitura tattica delicata, che si vede nei dettagli: distanze tra i reparti, coperture preventive, scelta del momento giusto per alzare o abbassare il baricentro.
Losanna e Udinese, due test diversi
Se la fiducia verrà rinnovata, le sfide contro Losanna e Udinese diventeranno inevitabilmente spartiacque. La gara di Conference League misura personalità e gestione degli episodi: palle inattive, seconde palle, approccio nei primi minuti. È il contesto europeo che racconta quanto una squadra sappia reggere la pressione lontano da casa.
L’Udinese, invece, è il test della concretezza in campionato. Blocco medio, duelli fisici, ripartenze rapide sul lato debole. Una partita che chiede letture rapide e scelte nette, soprattutto nella gestione dei cambi e nella capacità di sporcare il gioco avversario.
Il tempo come variabile decisiva
La dirigenza valuta tutto. I costi di un cambio a stagione in corso, il tempo necessario per trasmettere nuovi principi, il rischio di perdere continuità in Serie A e in Conference. Al momento non emergono piani alternativi pubblici né soluzioni-ponte dichiarate. L’unico giudice resta il campo.
Firenze ha memoria lunga e sa che una stagione può cambiare anche dopo settimane difficili. Sa anche che il calcio moderno concede margini sempre più stretti. Per questo la domanda che circola non riguarda solo un allenatore, ma un’idea: che Fiorentina vogliamo vedere adesso? La risposta potrebbe arrivare presto, magari già al primo pressing coordinato sotto la Curva Fiesole, quando il campo dirà se la rotta regge davvero alla prova del tempo.





