In Italia “alcuni tifosi”, a Napoli “i tifosi”: sapete come si chiama questo?

Un fiume di gente in festa, eppure basta poco per trasformare la narrazione. Quando Napoli vince, si parla sempre al plurale, mai al singolare. Questo articolo è un messaggio diretto a chi ha sbagliato mira. Anche se è un amico. 

Festa scudetto del Napoli
In Italia “alcuni tifosi”, a Napoli “i tifosi”: sapete come si chiama questo? (Foto: Ansa) – serieanews.com

Sono rimasto molto colpito da uno stralcio di una trasmissione su TVPlay che sta facendo il giro dei social. Protagonista, il nostro Enrico Camelio. Rivendico il “nostro” con orgoglio, perché Enrico è un amico, e da noi su SerieANews tiene anche la celebre rubrica Flop Parade. Ma stavolta, bisogna dirlo, ha toppato. Alla grande.

Già nella sua rubrica aveva criticato l’atteggiamento di “alcuni” tifosi del Napoli – lì si era contenuto – durante i festeggiamenti per lo Scudetto. Non ero d’accordo nemmeno lì, perché dare risalto a episodi isolati in una festa oceanica mi sembrava ingeneroso. Però, ovviamente, ho rispettato la sua opinione: è la sua rubrica, è il suo spazio, e un’opinione ha sempre diritto di cittadinanza.

Il problema nasce dopo. Perché su TVPlay, nel famoso video che vi propongo a fine articolo, Enrico ha rincarato la dose. Non ha più parlato di “alcuni tifosi”, ma dei tifosi del Napoli. Tutti. In blocco. Dicendo che non sanno vincere, non sanno festeggiare.

Una generalizzazione pesantissima, che probabilmente cavalca anche fake news come quelle diffuse persino da esponenti politici: ricordate l’onorevole Centinaio della Lega, che parlava di 120 feriti? Peccato che quei “feriti” fossero anche semplicemente persone che avevano chiesto assistenza al pronto soccorso, magari per un malore passeggero, una caduta, un capogiro. Non certo 120 feriti gravi, come qualcuno ha voluto far credere, chissà se per ignoranza o per malafede.

Rapportiamo: 120 casi su qualche centinaio di migliaia di persone scese in strada. Fate voi le proporzioni. Le macchine rubate, gli atti vandalici, i furti? Sì, ci sono stati. Ma stiamo parlando di una manciata di episodi rispetto a una marea umana che ha invaso le strade in un clima da Carnevale di Rio de Janeiro, tra gioia, amore, entusiasmo, passione.

Gli imbecilli sono ovunque: i dati dei derby o di altre “feste” di calcio

Qualche episodio, giusto per capirci: lo scorso 13 aprile, in occasione del derby tra Lazio e Roma, i tifosi delle due squadre hanno causato 25 agenti feriti e “danni per 40mila euro, spaventando la popolazione nei pressi dello stadio Olimpico e del quartiere Flaminio”, si legge nei report delle istituzioni. Un ragazzo perde un orecchio a causa di un petardo. Risultato: stop alle trasferte per 3 giornate ai tifosi di Roma e Lazio. Ma non finisce qui.

Sempre nella Capitale: 2024, tifosi romanisti accoltellati in un pub dopo il derby. Se poi torniamo al 2001, alla famosa festa scudetto al Circo Massimo, troviamo scontri, danni e parecchi tifosi che “non sanno vincere”. Questa è storia, basta cercare su Google! Ma la lista è lunga, giusto per restare all’attualità.

La tragedia di Piazza San Carlo, Torino 2017
La tragedia di Piazza San Carlo, Torino 2017 (AnsaFoto) – serieanews.com

Andiamo a Milano. Maggio 2022, festa scudetto del Milan. Danni al monumento di Piazzale della Vittoria, rifiuti ovunque, diverse migliaia di danni. Festa per la seconda stella dell’Inter, lo scorso anno: “città paralizzata”, 40 colpiti da malori vari, quelli cioè che l’on. Centinaio definirebbe “feriti”. E taciamo, per pietà, sulla situazione Ultras milanesi: là sì che ci sarebbe da indignarsi, ma ne parlano davvero in pochi.

Spostiamoci a Torino andando indietro nel tempo. Maggio 2012, scudetto Juve: danni ovunque, negozi danneggiati, muri imbrattati e quant’altro. E per caso qualcuno ricorda la tragedia di Piazza San Carlo del 2017? Tre morti, 1672 (!) feriti, ma feriti per davvero. Una tragedia, appunto. Non “una città che non sa vincere”. Nessuno si sognerebbe mai di dire niente del genere. E giustamente!

Questo è il punto della questione. Gli imbecilli ci sono ovunque. A Milano, a Roma, a Torino, a Napoli. Così come ci sono i criminali e chi non sa vivere.  Nessuno, altrove, direbbe: “I tifosi della Juventus non sanno festeggiare” o “I tifosi della Roma sono incapaci di vincere”. Si parla di “alcuni” tifosi. Quando invece si tratta di Napoli, il salto è automatico: i tifosi. Come se Napoli fosse un corpo unico, una massa indistinta, sempre e solo colpevole.

Come se quella sera qualche milionata di persone fosse uscita di casa non per festeggiare, ma per devastare, rubare, far danni.

I social-scemi dai quali Enrico Camelio farebbe bene a smarcarsi

Verrebbe da citare il famoso tormentone che piace tanto ai social scemi: “E in quale cittààà?”. Ma ribaltandolo. Già, perché per quale altra città si continua a fare di un filo d’erba marcio un fascio intero? Per quale altra città si passa così facilmente dal reato isolato al processo ai massimi sistemi?

Enrico Camelio che parla della festa scudetto a Napoli
I social-scemi dai quali Enrico Camelio farebbe bene a smarcarsi – serieanews.com

Lo so già: qualcuno griderà al vittimismo. Perché ormai funziona così. Appena si prova a dire che Napoli viene trattata diversamente, scatta l’accusa di vittimismo. Ma qui non si tratta di inventarsi nulla: basta guardare com’è andata. Si sono presi episodi sporadici e li si è usati per etichettare un’intera città, ancora una volta.

Napoli, l’illegale. Napoli, dove “vige un altro Stato”. Napoli, che “non dovrebbe mai vincere”. Napoli, dove “questo non è da paese civile”. Non c’è bisogno neanche di usarla, quella parola: tutti sapete bene come si chiama questa attività che va tanto di moda, oggi e da sempre.

E sì, purtroppo anche il nostro Enrico Camelio è caduto in questa trappola. Ma con una differenza sostanziale: lui non è un social scemo qualunque, non è un urlatore da tastiera. Enrico ha spessore, ha competenza, ha una risonanza mediatica ben diversa da quella del primo cretino che vomita odio sui social.

Sono sicuro che se ne sia già reso conto da solo. Sono sicuro che leggendo questo articolo avrà qualcosa da dire, e spero davvero che lo faccia. Se vuole anche qui su Serieanews. Perché qui non si tratta di mettere il bavaglio a un’opinione, ma di ridare il giusto peso ai fatti. Di contestualizzare, di guardare alle proporzioni, di evitare facili generalizzazioni.

Caro Enrico, hai sbagliato. E spero che tu, persona intelligente, lo sappia già. Spero tu voglia rivedere la tua uscita e se hai bisogno sono qui per darti una mano a farlo. Come sempre. Perché questa roba qui proprio non si può sentire.

 

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